Colonie autosufficienti sulla Luna. Questo scenario, a cui le agenzie e le industrie spaziali stanno lavorando da tempo, negli ultimi giorni sembra aver ricevuto una spinta sull’acceleratore. Prima la straordinaria scoperta, ottenuta grazie ai dati dell’osservatorio Nasa SOFIA, della cospicua presenza di acqua sul lato visibile del nostro satellite.
Adesso al prezioso liquido si aggiunge un ingrediente altrettanto essenziale per i futuri coloni lunari: l’ossigeno. Non direttamente sulla Luna, ma da produrre in loco trasformando un materiale che sul nostro satellite si trova in abbondanza, la regolite. È la proposta messa a punto da un team internazionale guidato da Airbus, che ha inventato un sistema chiamato ROXY, capace appunto di trasformare la polvere lunare in ossigeno e metalli. L’azienda europea AIRBUS che si è recentemente aggiudicata l’Industry Award alla 71esima edizione dello Iac, il Congresso Astronautico Internazionale quest’anno in versione online, sta lavorando da tempo alla progettazione di tecnologie per l’ossigeno lunare.
Dopo due anni di sviluppo, un test svolto nei laboratori del Fraunhofer tedesco, partner del progetto, ha finalmente dimostrato tutte le potenzialità del sistema. ROXY è un macchinario piccolo e compatto, facile da trasportare e abbastanza economico. Le sue componenti essenziali sono un braccio robotico per raccogliere la regolite, un sistema per la sua lavorazione, un reattore e un serbatoio per lo stoccaggio dell’ossigeno prodotto. Il grosso del processo avviene nel reattore, responsabile dell’estrazione delle preziose molecole di 02 dalla regolite.
Trasformare la polvere lunare in ossigeno, tecnica a cui sta lavorando anche l’Agenzia Spaziale Europea, apre la strada a una grande catena di possibilità per la produzione made on the Moon. A tal proposito, grandi alleati saranno il ghiaccio e i depositi di molecole d’acqua appena scoperti sulla superficie lunare. L’estrazione e la produzione di acqua e ossigeno vanno infatti nella direzione di quello che il direttore di Airbus Jean-Marc Nasr ha chiamato il “santo Graal” della nuova corsa allo spazio: la presenza umana a lungo termine sulla Luna.