BepiColombo ha completato il primo flyby di Venere alle 5.58 di questa mattina, sorvolando il pianeta a una distanza di circa 10 720 km dalla superficie. Si tratta del primo dei due sorvoli del pianeta che saranno necessari per inserire la sonda nella corretta traiettoria verso Mercurio, obiettivo della sua missione.
Partito il 20 ottobre 2018, il programma è frutto della collaborazione tra l’Esa e l’agenzia giapponese Jaxa ed è composto da due sonde, l’europea Mercury Planetary Orbiter e la nipponica Mercury Magnetospheric Orbiter. Entrambe viaggiano a bordo di un modulo trasportatore, il Mercury Transfer Module, che utilizzerà una combinazione di propulsione ionica e chimica in aggiunta a numerose spinte gravitazionali durante il lungo percorso. La missione ha visto il forte contributo dell’Italia che, grazie al supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana e al contributo scientifico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica ha realizzato 4 dei 16 tra strumenti ed esperimenti a bordo, oltre a una collaborazione internazionale. La sonda giungerà a destinazione a dicembre 2025, dopo sette anni di viaggio.
«Lo scorso 10 aprile BepiColombo ha effettuato il suo primo flyby intorno alla Terra per valutare le prestazioni e il funzionamento di tutta la sua strumentazione a bordo – commenta Marilena Amoroso responsabile Asi delle attività scientifiche degli strumenti italiani della sonda – il primo flyby intorno a Venere ci ha permesso di utilizzare alcuni degli strumenti a scopo scientifico in ambiente planetario. BepiColombo ha approcciato Venere dal lato illuminato del pianeta e per via della rotazione retrograda di Venere, la sonda si è trovata al momento del closest approach nel pomeriggio venusiano in tempo per attraversare il bow shock, ovvero il confine nel quale il vento solare cade bruscamente a contatto con la magnetopausa planetaria. Al momento del closest approach la sonda era distante 1.16 unità astronomiche dalla Terra e 0.71 dal Sole».
«Venere è un ambiente assai diverso da Mercurio, per il quale sono stati sviluppati gli strumenti a bordo, ma durante il sorvolo di oggi siamo riusciti a prendere misure con ben 12 strumenti – aggiunge Valeria Mangano dell’Inaf, coordinatrice del gruppo di lavoro Esa sui flyby di Venere della missione BepiColombo – la traiettoria del flyby era perfetta per misurare tutte le regioni dell’ambiente magnetico di Venere, indotte dall’interazione tra sole e pianeta. Inoltre, abbiamo effettuato misure dell’atmosfera, dalla composizione chimica alla dinamica e temperatura, insieme ad osservazioni coordinate delle sonde giapponesi Akatsuki, in orbita intorno a Venere, e Hisaki, in orbita intorno alla Terra, e di numerosi telescopi professionali e amatoriali da Terra».
I team dei vari strumenti sono ora al lavoro per elaborare i dati ottenuti dal sorvolo, mentre il gruppo operativo valuterà le prestazioni della sonda in attesa della correzione di routine della traiettoria, prevista per il prossimo 22 ottobre. Spingendosi fino ai limiti strumentali di MERTIS, uno degli strumenti di bordo, i ricercatori cercheranno anche di rilevare la possibile presenza di fosfina, molecola avvistata recentemente nell’atmosfera di Venere e potenziale indizio di forme di vita microbica sospesa tra le nubi del pianeta.
«La configurazione del primo flyby è ottimale per le indagini dell’atmosfera, della ionosfera e della magnetosfera dell’ambiente vicino di Venere – continua Amoroso – gli strumenti a bordo come il magnetometro di Mmo, lo spettrometro Mertis e Phebus (strumento francese a partecipazione italiana), Mipa e Picam di Serena a PI-ship italiana, l’accelerometro italiano Isa e lo strumento More anch’esso italiano, sono stati attivati durante tutta la cruise intorno a Venere per collezionare dati utili all’analisi scientifica in modo sinergico».
Il secondo sorvolo di Venere è in programma per il 10 agosto 2021 e questa volta la sonda effettuerà il passaggio intorno al pianeta con una configurazione diversa, avvicinandosi a Venere dal lato notturno e volando molto vicino alla superficie, a soli 552 chilometri di altezza. Una distanza così ravvicinata permetterà di rilevare altre informazioni con il supporto di tutta la strumentazione che andrà ad incrementare le conoscenze sul pianeta.