Cinque anni fa il braccio proteso dell’uomo, quello robotico delle sonde spaziali, arrivava ai confini del Sistema solare, immortalando Plutone con un dettaglio senza precedenti. Ieri l’anniversario storico: era il 14 luglio 2015, e dopo un viaggio di quasi 10 anni e oltre 4 miliardi e mezzo di chilometri la sonda della Nasa New Horizons ha sorvolato per la prima volta quello che all’epoca dell’inizio della missione era ancora l’ultimo pianeta del nostro sistema planetario – sarebbe stato poi declassato a pianeta nano dall’Unione Astronomica Internazionale. Ma anche se non è un mondo come gli altri, non per questo è meno affascinante: lo dimostrano le spettacolari immagini raccolte da New Horizons. Ed ecco le sette cose principali che abbiamo scoperto su Plutone in questi cinque anni.

Prima di tutto Plutone ha un cuore. Grazie al suo sorvolo ravvicinato, New Horizons ha infatti scoperto un bacino ghiacciato dalla forma inconfondibile. Dai dati della sonda è poi emerso che il ventricolo sinistro di questo cuore plutoniano, chiamato Sputnik Planitia, ha letteralmente cambiato l’orientamento magnetico del corpo celeste.

Poi esiste probabilmente un vasto oceano liquido sotto la superficie di Plutone che va dalla crosta del pianeta nano ai suoi strati più profondi.

Questo oceano – e siamo alla terza e quarta scoperta – contribuisce a rendere Plutone ancora attivo dal punto di vista tettonico e vulcanico. Due caratteristiche che rendono il corpo celeste molto più movimentato di quanto si pensasse. Ma quando parliamo di vulcanesimo, non dobbiamo immaginare le eruzioni di lava bollente del nostro pianeta, bensì emissioni gelide di materiale ghiacciato, chiamato criolava.

Veniamo al quinto punto: Plutone ha un cuore pulsante che controlla la sua atmosfera e il suo clima. Questa volta non parliamo del cuore superficiale immortalato da New Horizons, ma di un nucleo ghiacciato che con le sue pulsazioni quotidiane regola il meteo plutoniano.

La sesta scoperta è che Plutone è pieno di dune, colli formati da metano ghiacciato depositato da venti che nel passato del pianeta nano erano più forti di oggi.

Non c’è quasi traccia invece di piccoli crateri, e questa è la settima rivelazione: Plutone e il suo satellite Caronte, anch’esso sorvolato dalla sonda Nasa, hanno subito pochissimi impatti con corpi celesti di piccole dimensioni. Un fatto insolito, che dice molto anche sulla porzione di spazio in cui orbita Plutone.

E dopo aver fornito un ritratto completamente nuovo del pianeta nano, New Horizons si è spinta ancora oltre per un miliardo e mezzo di chilometri, arrivando nel gennaio 2019 a un incontro ravvicinato con Ultima Thule. Corpo celeste componente della fascia di fascia di Kuiper, considerato dagli scienziati risalente addirittura alla nascita del Sistema solare. Ma questa è un’altra storia.