L’universo in cui viviamo diventa un po’ più grande ogni secondo che passa. Questo perché lo spazio presente tra una galassia e l’altra si sta dilatando, fenomeno noto come accelerazione cosmica. Da quasi un secolo gli astronomi stanno cercando di misurare la velocità di espansione dell’universo calcolando la cosiddetta costante di Hubble, che attribuisce appunto all’accelerazione cosmica una costante definita.

Eppure a seconda dei metodi di misurazione gli scienziati hanno ottenuto valori molto diversi, che vanno circa dai 67 ai 74 chilometri al secondo per megaparsec. Negli ultimi quattro anni gli scienziati hanno provato a risolvere il problema anche grazie alla scoperta delle onde gravitazionali, che potrebbero fornire un nuovo “metro” per misurare l’espansione cosmica. Eppure i conti ancora non tornano, e non esiste ad oggi un accordo.

Ora un team di scienziati di Harvard alimenta ulteriormente i dubbi sulla costante di Hubble, sostenendo che il nostro universo è sì in espansione, ma la sua accelerazione non è affatto costante. Ed è per questo che il famigerato valore ipotizzato da Edwin Hubble nel 1929 è così difficile da trovare. Secondo il nuovo studio, l’Universo potrebbe non espandersi allo stesso modo in tutte le direzioni.

Gli scienziati hanno combinato i dati delle missioni Chandra della Nasa, Xmm Newton dell’Esa e Asca della Jaxa per analizzare un campione di 842 galassie. Calcolando la relazione tra la temperatura del gas caldo negli ammassi e la quantità di raggi X prodotti, sono poi risaliti all’accelerazione cosmica.  I risultati mostrano differenze notevoli nella velocità di espansione dell’universo. Suggerendo quindi che il cosmo si possa allontanare da noi più velocemente in alcune direzioni rispetto ad altre. Questa ipotesi, che andrà verificata con ulteriori dati, pone una grande sfida alle principali teorie cosmologiche: la costante di Hubble potrebbe essere infatti decisamente incostante.