“METEO MARZIANO”/Tre sonde e un rover tengono sotto controllo l’andamento della bufera globale, cercando di carpirne i segreti
Valeria Guarnieri20 luglio 2018
Imperversa da oltre un mese ed ha creato una fitta coltre di polvere e foschia che da fine giugno ha raggiunto dimensioni globali: è la tempesta che ha avvolto completamente il Pianeta Rosso e non accenna a smettere. Fenomeni di questo genere sono abbastanza frequenti su Marte e si presentano in ogni stagione. Tuttavia, in alcuni casi, le bufere non restano circoscritte ad una determinata zona del pianeta, ma assumono dimensioni talmente vaste da coinvolgere l’intero corpo celeste e protrarsi per settimane se non addirittura per mesi. Gli scienziati, consapevoli che il fenomeno ha natura ciclica e si presenta ogni tre o quattro anni marziani (corrispondenti a sei/otto anni terrestri), sono ancora alla ricerca dei fattori scatenanti di queste perturbazioni e sperano di poter ottenere dati utili da quella in corso. L’evento ha costretto ad una vacanza forzata il rover Opportunity della Nasa, dato che è alimentato ad energia solare; le comunicazioni con il 15enne esploratore marziano sono interrotte e anche l’ultimo tentativo di contatto, lo scorso 18 luglio, è andato a vuoto.
Per riprendere le sue funzioni, Opportunity dovrà attendere non solo l’acquietarsi della tempesta, ma anche che la sabbia si depositi sulla superficie di Marte, un processo che potrebbe richiedere anche un paio di mesi. Anche se Opportunity è al momento fuori gioco, la comunità scientifica può contare su un quartetto di missioni Nasache tengono gli strumenti puntati sull’uragano: si tratta tre sonde in orbita intorno a Marte (Mro, Mars Odyssey e Maven) e del rover Curiosity, che, alimentato da una batteria nucleare, può continuare il compito esplorativo. Le sonde e il rover sono al lavoro con diversi strumenti per mappare vari parametri dell’atmosfera e della superficie del pianeta, da cui i team delle missioni sperano finalmente di ricavare informazioni utili. Mars Odyssey, ad esempio, sta impiegando lo strumento Themisper monitorare la temperatura della superficie e dell’atmosfera di Marte e l’andamento dei valori delle polveri; il controllo viene effettuato due volte alla settimana.
Mro, invece, ha ben due strumenti puntati sulla bufera: Marci, che ogni giorno effettua una mappatura dell’intero pianeta, e Mcs, che misura i cambiamenti delle temperature atmosferiche in relazione all’altitudine. Gli esperti ritengono di particolare rilievo il lavoro di Mcs in quanto la tempesta incide sulle temperature e questo fattore si può ripercuotere sull’andamento dei venti. Anche Maven si sta concentrando sull’atmosfera marziana, in particolare su quella superiore (più di 100 chilometri dal ‘volto’ del pianeta), dove l’effetto delle polveri si fa sentire di meno. Gli scienziati, infatti, sono particolarmente interessati a comprendere l’influenza delle tempeste sul riscaldamento di Marte e sulla ‘fuga’ di molecole dalla sua atmosfera. Alle tre sonde si aggiunge Curiosity, che sta svolgendo il suo lavoro sul campo con gli strumenti MastCam, ChemCam e con il sensore ultravioletto di Rems. Il rover può infatti determinare l’ammontare delle particelle di polvere e le loro dimensioni, in base a come assorbono la luce. Rems, inoltre, può essere d’aiuto nello studio delle maree atmosferiche, vale a dire spostamenti nella pressione che si muove come un’onda attraverso la sottile aria di Marte.
Allo stato odierno della situazione e basandosi anche sui dati di un’analoga perturbazione verificatasi nel 2001, gli scienziati ipotizzano che l’attuale tempesta possa durare almeno un altro paio di mesi.