L’Universo primordiale era oscuro circondato dal gas che ha dato vita alle stelle e poi alle galassie. Ma non in maniera omogenea: lo studio su Astrophysical Journal

Cosa mette in relazione le più lontane e antiche zone dell’Universo, appena un miliardo dopo il Big Bang, con le maggiori parti opache di quello stesso Universo? Secondo quanto ritenuto fino ad oggi la scarsa presenza di materia. Infatti l’Universo dei primordi era generalmente oscuro, reso opaco dalla polvere stellare, quella stessa che avrebbe creato le stelle e quindi le galassie, grazie alla radiazione ultravioletta che emettevano, e avrebbero dato vita al periodo della re-ionizzazione, circa 700 milioni di anni dopo il Big Bang, rendendo l’Universo chiaro. Ma 12,5 miliardi di anni fa, ad un miliardo di anni dal Big Bang, la trasparenza dell’Universo non era omogenea: variava da parte a parte. Per questo si riteneva che dipendesse dalla presenza di galassie meno numerose impossibilitate per questo a perforare la “nebbia” che le circondava.

Per meglio comprendere il perché della differenza tra queste diverse regioni dell’Universo, un team di ricercatori si è avvalso del telescopio Subaru, puntandolo in quelle aree dove maggiormente il gas intergalattico era particolarmente oscuro. Come abbiamo detto, normalmente si collega la maggiore presenza di gas e polvere cosmica con la presenza di più numerose galassie che lo producono. Ma grazie al telescopio giapponese il team di astronomi ha invece rilevato che quelle zone di Universo osservato contenevano un numero basso di galassie, mediamente inferiore all’ipotizzato. Questo ha portato a mettere in relazione la mancata re-ionizzazione con la scarsità di galassie. La trasparenza mancata non sarebbe dovuta dalla massiccia presenza di galassie e del gas da esse prodotto, ma dalla ridotta presenza di galassie e quindi di radiazione ultravioletta.

Normalmente non importa quante galassie si trovano nelle vicinanze; la luce ultravioletta che mantiene trasparente il gas nello spazio profondo spesso proviene da galassie estremamente distanti. In questa primissima ora però, sembra che i raggi ultravioletti non riescano a viaggiare molto lontano, e quindi una parte dell’Universo con poche galassie al suo interno apparirà molto più scura di una con molte galassie intorno. Questa ricerca, pubblicata nel numero di agosto 2018 di Astrophysical Journal, potrebbe far luce su un’altra fase della storia del nostro Universo.