Traffico notturno intenso nelle distese oceaniche: con il sopraggiungere del buio, innumerevoli animaletti acquatici lasciano gli abissi per raggiungere la superficie marina e nutrirsi. Il fenomeno, che costituisce la più vasta migrazione animale sulla Terra e ha un ruolo importante a livello climatico, è stato monitorato globalmente per la prima volta dal satellite Calipso (Cloud-Aerosol Lidar and Infrared Pathfinder Satellite Observations), una missione congiunta Nasa-Cnes lanciata nel 2006 per studiare le nubi e gli aerosol atmosferici.

I risultati del monitoraggio sono stati pubblicati ieri su Nature (articolo: “Global satellite-observed daily vertical migrations of ocean animals”); lo studio, condotto da un’équipe di ricercatori statunitensi e canadesi, è stato coordinato dal Dipartimento di Botanica dell’Università dell’Oregon e ha visto anche il coinvolgimento del Langley Research Center della Nasa.

Lo strumento di Calipso che ha fatto la differenza è stato Caliop (Cloud-Aerosol Lidar with Orthogonal Polarization), basato sulla tecnologia di misurazione laser Lidar (Light Detection And Ranging); lo studio ha dimostrato scientificamente che questo sistema ha la sensibilità adeguata per effettuare rilievi oceanici dallo spazio e potrà trovare nuove applicazioni in futuro.

Gli spostamenti notturni delle piccole creature marine (essenzialmente molluschi e crostacei) dal fondale verso la superficie sono definiti Dvm (Diel Vertical Migration): dopo essersi nutriti di fitoplancton, gli animaletti fanno ritorno a ‘casa’ prima che spunti il Sole. Questo movimento ha un effetto significativo sul clima della Terra, considerato il processo di fotosintesi che caratterizza il fitoplancton. Durante il giorno, infatti, questo insieme di piccoli organismi vegetali incamera notevoli quantità di anidride carbonica, fattore che contribuisce all’assorbimento dei gas serra dall’atmosfera da parte degli oceani. Dopo che molluschi e crostacei si sono cibati, portano con sé nel fondale le quantità di carbonio del fitoplancton; una buona parte di questa sostanza viene poi evacuata dagli organismi e rimane intrappolata nelle profondità dell’oceano senza poter tornare indietro nell’atmosfera.

Con la tecnologia Lidar è stato possibile tenere sotto controllo il movimento generale di queste categorie di animali marini per periodi di 16 giorni nell’arco di 10 anni (2008-2017); in questo modo, gli studiosi hanno potuto tracciare un quadro relativo a quantità, distribuzione e comportamento di queste creature.

Il gruppo di lavoro, infatti, ha notato che esse sono poco presenti nelle acque più pulite e con una scarsa quantità di elementi nutritivi, anche se costituiscono la componente più ampia dell’intera popolazione animale di tali regioni. Nelle acque più torbide e più ricche di nutrienti, queste bestiole sono maggiormente presenti ma in minore quantità perché dividono l’areale con altre specie; tra l’altro, in queste zone, la migrazione quotidiana è meno pronunciata perché la qualità dell’acqua consente di nascondersi dai predatori.

Inoltre, le variazioni climatiche e quelle relative alla distribuzione del fitoplancton hanno inciso sulla presenza di questi animali: la loro popolazione è particolarmente cresciuta nelle acque oceaniche subtropicali, mentre è diminuita in quelle tropicali. Gli autori dell’articolo, quindi, ritengono che gli animali impegnati nella Dvm possano essere un parametro-chiave nei modelli climatici che contemplano il ciclo del carbonio.