Dalla Terra a la Luna è molto di più di una riedizione de la Tigre e la Luna. Certo hanno in comune l’autore Renato Cantore, ma già si differenziano per l’editore, Rai ERI nel primo caso, Rubettino in questo secondo.

Se però l’autore nella prima edizione ci raccontava di fatto la Tigre, il protagonista Rocco Petrone, l’italo-americano che fu a capo del lanciatore Saturno e delle storiche basi di lancio di quello che oggi è il Kennedy Space Center, nella versione Dalla Terra a la Luna, Rocco Petrone è il filo conduttore, la figura di fondo di un romanzo storico più ampio.

Non che non sia raccontato questo personaggio che ha dato lustro alla lucanità più che alla italianità. Infatti non era italiano. Era figlio di Italiani. Non parlava italiano, ma americano. Il suo legame con la Terra natale è atavico, dovuto all’affetto per i suoi genitori, la madre in particolare, più che rappresentare una vera condivisione della sua origine. Ma ciò non toglie che leggere il nome Rocco Petrone tra i protagonisti della missione Apollo fa piacere, da orgoglio. Poi il suo nome è indissolubilmente legato, non c’è distinzione tra nome e cognome: Rocco come la roccia e Petrone come una grande pietra. Un uomo massiccio d’altronde potrebbe chiamarsi meglio? In inglese avrebbe potuto essere Rocky Bigstone.

Oltre che roccioso Petrone era intelligente, acuto, attento, metodico, instancabile. Tutto quello che serviva perché in meno di dieci anni l’America, di Kennedy, di Jonhson e infine di Nixon, riuscisse a mantenere l’impegno preso: l’uomo sulla Luna prima della fine degli anni ’60.

È forse in questo ultimo aspetto che troviamo la vera essenza del libro: una sfida tecnologica importante che però è più politica che scientifica. Uno sfondo che è la guerra fredda, ma è anche l’America del dopoguerra, del Vietnam, delle contestazioni del ’68, della lotta contro le segregazioni razziali.

Quello che a mio parere è più importante è il racconto dello sforzo quasi disumano che fecero migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia di esseri umani per rendere quell’obiettivo perseguibile. Gli astronauti Collins, Aldrin e Armstrong, in questo racconto quasi non appaiono. Come gli altri.

Non a voler sminuire il loro ruolo: coraggio, applicazione, intelligenza e via dicendo. Indiscusso ruolo degli astronauti e del loro contributo, in alcune casi con la propria vita. Ma un’impresa così grande, come ogni impresa umana, in particolare quelle spaziali, non si fa con poche persone, ma grazie al contributo e al sacrificio di tanti uomini e donne.

Renato Cantore rende rispetto a questi uomini. A volte in maniera quasi maniacale, dettagliando aspetti tecnici che solo un appassionato (ma vi assicuro ce ne sono tanti) apprezzerebbe. Sembra ricordare Von Braun, quando scrisse il suo romanzo sulla conquista di Marte: progetto Marte. Ebbi modo di leggerlo spinto da Giovanni Bignami che ne aveva curato una edizione ridotta. Il creatore della missilistica quando infatti si trovava a descrivere la realizzazione dell’astronave che avrebbe portato, nel romanzo, l’uomo su Marte, diventava maniacale, anche del più piccolo dettaglio. Renato Cantore non arriva a tanto, ma fa il suo per avvicinarvisi in, pochi per fortuna, casi.

Dalla Terra a la Luna sono poco meno di 140 pagine che non solo vi racconteranno la conquista della Luna da parte dell’uomo, ma di come erano l’Italia e l’America all’inizio di quella avventura, nel primo dopo guerra, fino al raggiungimento dell’obiettivo e qualche anno dopo. Due mondi uniti da un uomo, di origini italiane, nato in America e che contribuì, grandemente, ad un successo dell’umanità.