Occhi puntati sul passato della Via Lattea, in cui ha avuto un ruolo preponderante un ‘tamponamento’ tra il nucleo di base della nostra galassia e la ‘collega’ nana Gaia-Encelado, con conseguenze anche per le popolazioni stellari. È quanto emerge da un nuovo studio, che, grazie ai dati della missione Gaia dell’Esa, ha tracciato la sequenza di eventi che ha portato alla nascita della Via Lattea; la ricerca è stata appena pubblicata su Nature Astronomy (articolo: “Uncovering the birth of the Milky Way through accurate stellar ages with Gaia”). Ad analizzare i dati di Gaia, lanciata nel 2013 con l’obiettivo di realizzare una mappa tridimensionale della Via Lattea, è stato un team di astronomi europei coordinato dall’Istituto di Astrofisica delle Canarie; tra gli enti coinvolti anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica.

In particolare, gli studiosi hanno utilizzato le misure di posizione, luminosità e distanza che Gaia ha raccolto per circa 1 milione di stelle della nostra galassia, situate entro 6.500 anni luce dal Sole; con queste informazioni, unitamente a modelli teorici, è stato possibile ricostruire le prime fasi di vita della Via Lattea, alcune delle quali non erano ancora ben delineate. L’antico Universo, quello di 13 miliardi anni fa, si presentava infatti in maniera piuttosto differente rispetto alla condizione odierna: le stelle, infatti, nascevano a ritmi molto serrati e costituivano galassie nane che, in una fase successiva, si sarebbero fuse, dando origine a galassie massicce, tra cui la Via Lattea. Il gruppo di lavoro, in particolare, ha analizzato la distribuzione dei colori e della magnitudine negli astri della nostra galassia, suddividendoli in due diverse componenti: l’alone (una struttura sferica che abbraccia le galassie a spirale) e il disco spesso (thick disc, composto da stelle nate nel disco della Via Lattea ma situate ad una certa distanza dal suo piano). Precedenti indagini avevano messo in rilievo la presenza di due componenti nell’alone, di cui una caratterizzata da stelle di un colore blu più intenso rispetto all’altra. Il movimento di tali astri ha permesso agli studiosi di riconoscerli come i resti di una galassia nana (che dovrebbe essere Gaia-Encelado), protagonista di una collisione con la Via Lattea dei primordi. Finora, però, non era stato possibile saperne di più sulla rimanente popolazione stellare, quella rossa, e sul periodo in cui si è verificato il merger tra galassie.

I dati di Gaia hanno fatto la differenza: dalla loro analisi, il team della ricerca è riuscito ad ottenere la distribuzione delle età degli astri in ambedue le componenti ed ha constatato che le ‘famiglie’ blu e rossa sono costituite da stelle di età veneranda, più anziane di quelle del disco spesso. I due gruppi, però, sono distinti dal diverso contenuto di elementi metallici (più pesanti rispetto all’elio e all’idrogeno): gli astri blu presentano una piccola quantità di questi elementi rispetto a quelli rossi. Questo dato, unitamente agli scenari emersi nelle simulazioni informatiche, ha permesso di aggiungere ulteriori tasselli alla storia della Via Lattea. I fatti, quindi, dovrebbero essere andati in questo modo: la galassia nana Gaia-Encelado e il nucleo progenitore della Via Lattea (più massiccio e più ricco di elementi metallici) si sono formati circa 13 miliardi di anni fa e, dopo tre miliardi di anni, si sono scontrati dando vita ad un’entità unica (immagini in alto – credits: Gabriel Pérez Díaz, Smm – Iac).  Il cozzo ha avuto conseguenze sulle popolazioni stellari, in quanto alcuni astri del nucleo progenitore e quelli di Gaia-Encelado hanno acquistato velocità e hanno dato origine all’alone della Via Lattea. Dopo questo trauma, la nuova galassia è stata teatro di un’intensa formazione stellare quando, circa sei milioni di anni fa, il gas si è depositato nel suo disco e ha dato luogo al cosiddetto disco spesso.