Un esploratore poliedrico che, ideato per andare a caccia di esopianeti, si è rivelato utile anche per studiare una particolare categoria di supernove: il tuttofare in questione è Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite), missione targata Nasa in orbita dall’aprile 2018, i cui dati hanno fornito indizi importanti sulle supernove di tipo Ia. Le informazioni raccolte dal satellite Nasa sono al centro di un recente studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “Asassn-18tb: a most unusual Type Ia supernova observed by Tess and Salt”); la ricerca, svolta da un team internazionale di astronomi, è stata coordinata dall’Università dell’Ohio e ha visto anche il coinvolgimento del Mit. Oltre ai dati di Tess, il gruppo di lavoro ha utilizzato la mappatura Asas-Sn (All-Sky Automated Survey for Supernovae) e una serie di dati spettrali ottenuti con il telescopio Salt (South African Large Telescope). Asassn-18tb è il codice alfanumerico che designa la particolare supernova, ubicata in una galassia dal nome alquanto impronunciabile, 2Masx J04180598–6336523 (foto in alto – la supernova è indicata dai trattini bianchi – credits: Juna A Kollmeier et al.).

La supernova presenta delle peculiarità che non la rendono coerente con la modellistica relativa al ‘botto’ finale per le nane bianche. Questo genere di stelle, secondo gli astronomi, esplode in una specifica categoria di supernove, chiamate appunto di tipo Ia, dopo aver acquisito massa da una compagna vicina; la crescita troppo intensa mina la stabilità delle nane bianche che finiscono per esplodere, lasciandosi dietro tracce degli elementi di cui erano costituite. Asassn-18tb costituisce un unicum, dato che presenta tracce di idrogeno (peculiarità già segnalata in un precedente studio): le nane bianche, per loro natura, tendono a consumare questo gas e quindi, dopo il loro epilogo, non dovrebbero essere una fonte di idrogeno. Secondo gli studiosi, una spiegazione plausibile potrebbe essere la presenza di una stella vicina, distrutta dalla nana bianca; tuttavia, analisi ulteriori su Asassn-18tb hanno messo in rilievo che la sventurata compagna era anch’essa una nana bianca. Il team della ricerca ha quindi ipotizzato la presenza di una terza stella, nel pieno della sua esistenza, che si è trovata troppo vicino alla nana bianca in bilico verso il suo finale ed è stata consumata anch’essa; sarebbe stato il terzo astro, quindi, a fornire l’idrogeno.

Le supernove di tipo Ia, benché presentino ancora parecchi interrogativi, sono tenute in grande considerazione dagli astronomi perché sono un valido supporto per misurare le distanze nello spazio e quindi calcolare la velocità di espansione dell’Universo; sono le ‘dive’ tra le supernove e ad esse si deve la diffusione di numerosi elementi nel cosmo. Secondo gli autori, lo studio, oltre a schiudere nuovi scenari di ricerca in questo ambito, evidenzia l’importanza di utilizzare in maniera sinergica serie di dati provenienti da differenti strumenti perché da queste combinazioni possono emergere risultati inediti.