Si conclude la sessantottesima edizione dello IAC. In primo piano nei programmi delle maggiori agenzie spaziali mondiali il ritorno sulla luna e l’esplorazione di Marte
Giornata conclusiva per l’edizione 2017 dell’Astronautical Congress. Edizione svoltasi ad Adelaide in Australia. Una scelta, la sede australiana, caratterizzata dalla decisione del governo di Camberra di istituire una Agenzia Spaziale Australiana e collocarne la sede proprio ad Adelaide, territorio del buon vino del sud australia ma anche delle più avanzate industrie del paese.
Anche l’edizione di quest’anno, come quella di Guadalajara in Messico, va a chiudersi con l’intervento di Elon Musk. Ma il paradosso è che se nella scorsa edizione la visione avventurista del creatore di Tesla e SpaceX guardava a Marte, entusiasmando gli appassionati ma anche gli operatori del settore, in questa edizione è la conquista della Luna a farla da padrone. Conquista con le virgolette comunque visto ciò che è successo tra il 69 e il 75.
E sorpresa delle sorprese sono i russi di Rososcomos a guardare alla Luna come primo avamposto terrestre nello spazio. Un piano per entrare con basi cislunari (in orbita del nostro satellite) a partire dal 2030 per poi costruirvi una base lunare, al polo sud, a partire dal 2040. In questa avventura sono accompagnati dagli Stati Uniti, almeno fino alla fase cislunare, per poi divaricarsi. Russi sulla Luna, americani su Marte. Nel 2040 infatti le strade si dividerebbero: i russi comincerebbero la colonizzazione lunare e gli stati uniti quella marziana. Almeno a quanto detto ad oggi.
E gli europei? Inutile nascondere che il dg dell’ESA Ian Worner non sta nella pelle. Il moon village dell’Esa è un progetto ben consistente dell’ESA, anche se non ha trovato la simpatia di tutte le agenzie facenti parte dell’ESA. Ma ora, con tale spinta, è indubbio che ha buone prospettive di divenire realtà. E l’Italia con l’Asi? Marte resta nel mirino. Abbiamo ExoMars nel 2020 e tanta scienza da mettere in azione. Ma è anche vero che l’Italia è tra i più capaci nel realizzare strutture pressurizzate per lo spazio e se la ISS è al 50% made in Italy, non è escluso che anche il moon village possa essere emblema del designe e della capacità tecnologica delle nostre imprese.