Mentre il caldo aumenta in tutta Europa e in molte città si registrano temperature da record, una delle principali mete turistiche del Mar Egeo attira l’attenzione non soltanto per il suo richiamo estivo. Santorini, perla vulcanica tra le isole greche, ha delle caratteristiche che la rendono simile a Marte. È quanto emerge dallo studio di un team di ricerca internazionale, che ha scoperto una straordinaria analogia tra le rocce basaltiche dell’isola e le rocce trovate dai rover della Nasa Spirit e Curiosity nei crateri marziani.
Circa 3.600 anni fa, Santorini subì una delle più potenti eruzioni vulcaniche registrate nella storia. Analizzando i materiali prodotti dall’eruzione nella baia di Balos, nella parte meridionale dell’isola, e in due zone a nord-est, gli scienziati hanno individuato basalti che per composizione mineralogica e geochimica possono essere considerati un analogo marziano. Ecco che Santorini potrebbe diventare un nuovo laboratorio per comprendere meglio la struttura del pianeta rosso, nonché per addestrare gli astronauti alle future missioni su Marte.
Del resto non è la prima volta che un angolo della Terra venga accomunato al nostro vicino planetario. Un altro esempio recente è quello della sabbia marziana trovata alle Eolie: il mese scorso uno studio italiano ha analizzato un campione di sabbia idrotermale raccolto a 80 metri di profondità sul fondale marino al largo di Panarea, descrivendo caratteristiche simili a quelle del suolo del mondo rosso. Una scoperta che, secondo gli scienziati, potrebbe aiutare studi futuri legati alla presenza di acqua su Marte, ormai confermata da tempo.
Restando sempre in Sicilia, un altro laboratorio marziano per eccellenza è l’Etna. Le pendici del vulcano più attivo d’Europa sono infatti il luogo ideale per simulare le condizioni inospitali del pianeta rosso, ma anche della Luna: qui l’agenzia spaziale tedesca ha scelto di testare il suo progetto Robex, con l’obiettivo di simulare la futura esplorazione robotica del nostro satellite e del nostro vicino planetario.
Allontanandoci invece dal Mediterraneo, un altro esempio famoso è quello del deserto della Dancalia che attraversa l’Eritrea e l’Etiopia. In queste zone l’attività idrotermale è alimentata da acqua, che viene riscaldata e arricchita di gas da un bacino di magma sottostante: il luogo ideale dove cercare forme di vita primordiali che siano in grado di adattarsi a condizioni estreme. Esattamente come potrebbe essere avvenuto su Marte diversi milioni di anni fa.
Ancora di più è stato infine osato nel deserto dell’Oman, dove all’inizio del 2018 è stato inviato un vero e proprio equipaggio per simulare una missione marziana. Lo studio, a cui ha partecipato anche l’Agenzia spaziale italiana, ha coinvolto cinque ricercatori che hanno realizzato 15 esperimenti per testare strumenti e procedure in vista della futura esplorazione di Marte.
Dallo studio di rocce analoghe marziane alla ricerca dell’ipotetica vita su Marte, passando per la preparazione di nuove missioni: è ormai evidente che la Terra nasconda luoghi che non sembrano neppure terrestri, e che aiutano a proiettarci verso l’esplorazione spaziale del futuro. Nel frattempo, chi ama viaggiare può già iniziare a farsi una vacanza marziana sul nostro pianeta.