Tra i recenti primati del cosmo, Ultima Thule detiene quello di essere il corpo celeste più lontano mai esplorato da una navicella inviata dall’uomo. A raggiungerlo, con un flyby effettuato l’1 gennaio scorso, la sonda Nasa New Horizons, dopo un viaggio da record di 6.6 miliardi di chilometri.
Adesso una prima analisi dei dati raccolti permette di iniziare a tracciare l’identikit di Ultima Thule, considerato dagli scienziati un cimelio risalente addirittura alla nascita del Sistema solare. In uno studio pubblicato oggi su Science scopriamo che l’oggetto della fascia di Kuiper, nome ufficiale 2014 MU69, è rimasto in gran parte intatto fin dalla sua formazione, circa 4.5 miliardi di anni fa.
Neppure il calore del Sole l’avrebbe modificato: la sua forma, spiegano i ricercatori, è costituita da due lobi, probabilmente originati dalla collisione di due oggetti più piccoli. Sulla superficie di Ultima Thule si trovano inoltre diverse unità geologiche, ma nel complesso la variazione di colore e composizione è minima. Non sembra invece esserci traccia di lune, anelli o nubi di gas attorno all’oggetto, né di un’atmosfera.
Ma l’identikit di Ultima Thule è ancora lontano dall’essere completo: secondo gli autori dello studio, le recenti informazioni si basano su circa il 10% degli elementi raccolti da New Horizons, che ha inviato sul nostro pianeta dati sufficienti per tenere impegnati gli scienziati fino al 2020.