È un sottile fascio di luce violacea e bianca che a volte appare nel cielo durante un’aurora boreale. Il ‘paparazzatissimo’ fenomeno celeste noto come Steve, Strong Thermal Velocità Enhancement, negli ultimi anni ha catturato l’attenzione del mondo scientifico. 

Un nuovo studio, pubblicato su Geophysical Research Letters,  ha identificato la regione di origine e i meccanismi che causano questo fenomeno. Il team di ricerca ha osservato che Steve si estende più a sud rispetto alle aurore tipiche e a volte è affiancato da colonne verticali di luce verde. 

Le colonne verdi e l’arco rossastro sarebbero due fenomeni distinti derivanti da processi diversi. Il primo è generato da un meccanismo simile a quello che innesca le tipiche aurore – da elettroni energetici che scorrono nello spazio – pur verificandosi al di fuori della zona aurorale. Le striature color malva invece sarebbero causate dal riscaldamento di particelle cariche che si scontrano nella ionosfera. L’attrito riscalda le particelle che a loro volta emettono la luce.  Lo stesso processo che innesca l’accensione delle lampadine.

Il dato interessante è che il fenomeno si verifica in entrambi gli emisferi contemporaneamente, il che porta a pensare che la fonte da cui è originato si trovi in una posizione molto in alto sopra la Terra per riuscire ad alimentare simultaneamente questa energia. Il coinvolgimento del pubblico è stato cruciale per studiare Steve. Migliaia di fotografi hanno fornito immagini terrestri che unite alle osservazioni satellitari hanno consentito agli scienziati di ottenere una grande mole di dati che verrà utilizzata anche in studi futuri. Le immagini di Steve, infatti, forniscono anche un modo visibile per studiare i flussi di particelle cariche invisibili nella magnetosfera terrestre.

I risultati dello studio, inoltre, aiuteranno gli scienziati a capire meglio come i flussi di particelle si sviluppano nella ionosfera, un obiettivo chiave poiché tali disturbi possono interferire con le comunicazioni radio e influenzare i segnali Gps.