Si trova a 34mila anni luce di distanza dalla Terra – nella costellazione dei Canes Venatici (Cani da caccia) – ed è noto per la sua bellezza sfolgorante, che non è sfuggita alla sensibilità ‘artistica’ di Hubble: protagonista del nuovo ‘scatto d’autore’ è il cluster globulare Messier 3, scoperto nel 1764 dall’astronomo francese Charles Messier e inizialmente considerato come una nebulosa priva di stelle. L’ammasso, che presenta la struttura sferica tipica di queste entità, ha un’età pari a 8 miliardi di anni, contiene circa mezzo milione di stelle ed è uno dei più vasti e luminosi tra quelli sinora conosciuti. La moltitudine di astri che vi risiede è alquanto variegata e in esso spiccano i gruppi delle variabili (tra cui le RR Lyrae) e delle vagabonde blu (blue stragglers): due famiglie che, per differenti motivi di ricerca, hanno suscitato l’interesse degli studiosi.
Le variabili sono stelle che presentano oscillazioni della brillantezza nel corso del tempo e, ad oggi, Messier 3 ne vanta ben 274 esemplari, il numero più elevato riscontrato in un cluster globulare. Almeno 170 astri di questo gruppo appartengono alla categoria delle RR Lyrae e pulsano in un arco di tempo direttamente connesso alla loro luminosità intrinseca. Questa tipologia di astri è tenuta in grande considerazione dagli astronomi in quanto vengono utilizzate come standard candles (oggetti astronomici che hanno una luminosità conosciuta) per calcolare la distanza di vari oggetti celesti.
Il cluster, inoltre, contiene un numero relativamente alto di stelle vagabonde blu, visibili piuttosto chiaramente nell’immagine di Hubble. Si tratta di astri che hanno un aspetto piuttosto giovanile perché si presentano più luminose e di un blu più intenso rispetto ad altre loro compagne. In genere, si ritiene che le stelle di un ammasso globulare si siano formate insieme ed abbiano all’incirca la stessa età; solo una differenza nella massa può variare il loro colore, tanto da farle apparire più giovani. Una situazione del genere si può presentare quando una vecchia stella rossa, come se prendesse una sorta di ‘elisir di giovinezza’, acquisisce massa, strappandola da una sua vicina, e diventa blu. La foto è stata scattata dal telescopio Nasa-Esa con la fotocamera Wfc3, nelle lunghezze d’onda dell’ottico e dell’ultravioletto.