Dopo una serie di test condotti nello spazio negli ultimi cinque mesi, BepiColombo ha completato con successo la fase di messa in servizio ed è stata dichiarata ufficialmente operativa. Lo scorso 26 marzo, inoltre, un comitato di revisione ha confermato che i risultati dei test soddisfano i requisiti necessari al corretto proseguimento della missione congiunta Esa-Jaxa.

Bepi ha iniziato la sua traversata del Sistema Solare interno il 19 ottobre 2018, partendo dallo spazio porto di Kourou in Guyana Francese per mezzo del lanciatore Ariane 5. Il viaggio della sonda coprirà in tutto 9 miliardi di chilometri, nel corso dei quali BepiColombo effettuerà un sorvolo ravvicinato della Terra – previsto per il 13 aprile 2020 – due di Venere e infine sei di Mercurio, il suo obiettivo planetario. Per poter ottenere questo risultato, la missione sfrutterà 22 spinte propulsive, che avranno durate molto lunghe, anche di mesi, ma che consumeranno meno carburante rispetto alle combustioni chimiche tradizionali.

A bordo di BepiColombo, il Mercury Magnetospheric Orbiter (Mmo), il modulo che sarà utilizzato per studiare la magnetosfera di Mercurio e che comunicherà con le stazioni di terra grazie alla sua sofisticata antenna e il Mercury Planetary Orbiter (Mpo), ‘cuore’ di Bepi, destinato ad analizzare la composizione di Mercurio. I due orbiter saranno trasportati dal Mercury Transfer Module (Mtm), grazie ad un sistema di propulsione solare-elettrica. Una volta separate nelle loro orbite finali, le due navi scientifiche realizzeranno misurazioni complementari di Mercurio, dal suo interno all’interazione con il vento solare.

L’arrivo della navicella intorno al primo inquilino del nostro sistema planetario è previsto dopo un viaggio lungo 7 anni. La missione Esa raccoglierà così il testimone della missione Nasa Messenger, che si è conclusa nell’aprile del 2015 dopo aver fornito oltre 270.000 foto di Mercurio.  Il pianeta resta però ancora pieno di misteri: l’obiettivo di Bepi sarà svelarne alcuni, tra cui l’origine e l’evoluzione. Capendo anche qualcosa in più sulla storia del nostro Sistema solare.  Importante il contributo della comunità scientifica italiana, che coordinata dall’Agenzia Spaziale Italiana, guida 4 degli undici esperimenti, due dei quali in partnership con la Nasa.