La velocità rotazione di Bennu aumenta nel corso del tempo. Lo ha scoperto la sonda Nasa Osiris Rex che ha raggiunto l’asteroide lo scorso 3 dicembre con il compito di riportare sulla terra campioni provenienti dalla sua superficie. Lo studio, pubblicato sull’ultimo numero di Geophysical Research Letters, rappresenta un avanzamento per le conoscenze sulla formazione degli asteroidi e sulla possibilità di poter effettuare attività di estrazione mineraria sulla loro superficie. Nello specifico, Bennu, situato a 110 milioni di chilometri dalla Terra, si muove attraverso lo spazio a circa 101.000 chilometri all’ora, completando una rotazione ogni 4,3 ore.
Secondo quanto emerso dalla ricerca, la rotazione di Bennu sta aumentando di circa un secondo ogni 100 anni. Un aumento del genere non sembra enorme, ma nel lungo periodo può generare cambiamenti drammatici. L’asteroide infatti, ruoterebbe sempre più velocemente nel corso di milioni di anni e secondo quanto si legge nello studio- potrebbe perdere pezzi o addirittura frantumarsi del tutto. Questo scenario potrebbe generare interrogativi sulla possibilità di poter utilizzare asteroidi dalle caratteristiche simili per l’estrazione mineraria, un settore che gode sempre di maggior interesse per le agenzie spaziali e per i privati.
«L’accelerazione continua della rotazione, ci aiuterà a scoprire qualcosa in più sul passato e sul futuro di Bennu – commenta Mike Nolan, autore principale dello studio – Bennu potrebbe cambiare parecchio nel corso della sua evoluzione e noi grazie a Osiris Rex abbiamo un punto di osservazione privilegiato su questi cambiamenti».
Una delle ipotesi più plausibili è che l’aumento della rotazione sia provocato dall’effetto Yorp che si verifica quando la luce solare che colpisce l’asteroide viene riflessa nello spazio e il cambiamento nella direzione della luce può contribuire alla variazione di velocità della sua rotazione, che sarà più o meno veloce a seconda della sua forma. Osiris Rex, rileverà il tasso di rotazione di Bennu relativo a quest’anno, un dato che sarà di grande rilievo per la comunità scientifica che ,grazie alla missione, sta compiendo passi avanti negli studi riguardanti questi testimoni degli albori del Sistema Solare.