Giornate di lavoro intenso per InSight, il lander ‘targato’ Nasa che ha come compito lo studio del sottosuolo di Marte, per capire come si sia formato questo pianeta e anche i suoi ‘colleghi’ rocciosi del Sistema Solare interno. Dopo aver messo in campo il sismometro Seis (Seismic Experiment for Interior Structure), lo scorso 19 dicembre, e averlo dotato di una copertura protettiva ai primi di questo mese, il lander ha provveduto a collocare sulla superficie di Marte lo strumento Hp3 (Heat and Physical Properties Package), che misurerà la temperatura del sottosuolo marziano. I dati raccolti dal sensore saranno utilizzati dagli studiosi per capire quanta energia intervenga nella formazione di un mondo roccioso.

Lo strumento, posizionato a circa 1 metro di distanza da Seis, è dotato di una piccola talpa che si spingerà fino a 5 metri di profondità sotto la crosta del pianeta, un livello mai raggiunto prima da altri esploratori marziani. Infatti, il lander della missione Viking 1 si era spinto fino a 22 centimetri, mentre il suo ‘collega’ Phoenix era arrivato a 18 centimetri. Hp3, il cui aspetto ricorda un cric, è collegato con un ‘guinzaglio’ ad InSight, mentre un altro laccio – dotato di sensori – unisce la talpa al corpo principale dello strumento. Nella sua discesa, la talpa si fermerà ad intervalli di 50 centimetri per volta per misurare la conducibilità termica del suolo. La zona dove Hp3 è stato posto è pressoché priva di rocce superficiali e il team della missione auspica di non trovarne nel sottosuolo perché costituirebbero un serio ostacolo per lo strumento e per l’analisi dei dati.

InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) è stato lanciato il 5 maggio 2018 dalla base di Vandenberg ed è giunto a destinazione – l’Elysium Planitia di Marte – dopo poco più di sei mesi, il 26 novembre. Tra i suoi strumenti, oltre ai già citati Seis e Hp3, ve n’è uno che ‘parla’ italiano: si tratta di Larri (Laser Retro-Reflector for Insight), un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana. Larri fornirà la posizione accurata del lander durante la sua attività esplorativa. Italiano anche lo startracker, la bussola spaziale, realizzato da Leonardo Company.