L’infaticabile ricerca dell’astronomia moderna di una ‘Terra gemella’ adatta a ospitare la vita è basata su una manciata di parametri fondamentali, tra cui la densità.
Si tratta di una caratteristica che la dice lunga sulla natura e la composizione di un corpo celeste: una bassa densità indica probabilmente un pianeta gassoso come Giove, mentre un’alta densità è di solito associata a pianeti rocciosi più simili alla Terra.
Fin qui sembra tutto lineare, e la densità potrebbe apparire come un ‘misuratore’ più che affidabile della potenziale abitabilità di altri mondi. Ma le carte in tavola si complicano in caso ci sia la presenza, nel sistema planetario in questione, di un ‘inquilino silenzioso’: una seconda stella nascosta oltre la stella madre principale.
È la teoria che emerge da un nuovo studio della NASA in pubblicazione su Astronomical Journal, secondo cui alcuni esopianeti sarebbero in realtà meno densi di quanto si pensasse in precedenza proprio a causa della presenza di corpi celesti mai osservati prima.
Nello scrutare il cielo, anche i più potenti telescopi come Kepler spesso non riescono a distinguere tra una stella o due. Nel caso di sistemi binari ravvicinati è possibile che l’immagine ci arrivi come un’unica fonte di luce. Il che significa che qualcosa sta per così dire ‘bloccando la visuale’: con ogni probabilità un pianeta, che assorbe la luce di una delle due stelle, nascondendola.
Come spiega il fumetto in basso (immagine NASA/JPL-Caltech), se siamo in presenza di un sistema binario con due stelle egualmente brillanti, allora il pianeta immortalato dal telescopio deve essere più grande per essere in grado di bloccare la stessa porzione di luce. Saremmo quindi in presenza di un pianeta meno denso di quello che sembra.
Nel caso poi in cui il pianeta stia orbitando attorno alla più debole delle due stelle, questo effetto è ancora più amplificato e il mondo in questione è dunque ancora più grande.
“La nostra conoscenza di quanti pianeti abbiano le stesse dimensioni della Terra – dice Elise Furlan del Caltech, co-autrice dell’articolo insieme a Steve Howell dell’Ames Research Center della NASA – e di quanti siano invece grandi come Giove potrebbe cambiare ottenendo più informazioni sulle stelle attorno cui orbitano. Dobbiamo davvero arrivare a conoscere bene le stelle per maneggiare le proprietà dei loro pianeti.”
Nel nuovo studio, Furlan e Howell si sono concentrate in particolare su 50 pianeti la cui massa e relativa densità erano state precedentemente stimate da Kepler.
Per ben 43 di questi 50 mondi, gli scienziati hanno scoperto che le misure non tenevano conto della presenza di una seconda stella. Saranno ora necessari ulteriori calcoli, ma è molto probabile che almeno una parte degli esopianeti analizzati siano meno densi del previsto, e quindi con probabilità più basse di poter ospitare la vita.