Le esplosioni stellari conosciute come supernove hanno illuminato il sentiero che porta alla comprensione dell’universo, ma i ricercatori rimangono al ‘buio’ per quanto riguarda molte delle loro caratteristiche. Da un nuovo studio, un gruppo di scienziati dell’Università di Chicago, sembrerebbe aver osservato i primi raggi X provenienti da una supenova di tipo la – particolari supernove originate dall’esplosione di una nanabianca – conosciuta come 2012ca, registrata dal telescopio orbitale della Nasa Chandra. I risultati sono stati pubblicati online il 23 agosto nella rivista online Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Le supernove di tipo la presentano un picco di luminosità assoluta generalmente costante e quindi possono essere utilizzate come ‘candele standard’ per misurare l’estensione della loro galassia ospitante, oppure la rapidità di espansione dell’Universo. Ma alcuni anni fa gli scienziati cominciarono a osservare supernove di tipo la con una particolare emissione ottica che suggeriva la presenza di materiale denso intorno ad esse. Normalmente, tale materiale viene emesso solamente da un tipo di supernova chiamato tipo II e si crea quando le stelle massive esplodono ed espellono la loro massa. Quando il nucleo collassa, causa una violenta espulsione degli strati superficiali della stella, innescando una supernova o – se il rilascio di energia potenziale è insufficiente – la stella può diventare una stella di neutroni o un buco nero. L’esplosione genera un’onda d’urto che viaggia a velocità supersoniche, producendo una ‘doccia’ di raggi X.  Fin’ora, gli scienziati avevano riscontrato l’emissione di raggi X soltanto da supernove di tipo II. Quando il team di ricercatori ha osservato la supernova la 2012ca, tuttavia, ha rilevato per la prima volta emissioni, seppur lievi, di raggi X – contando 33 fotoni nella prima osservazione un anno e mezzo dopo l’esplosione della supernova e dieci fotoni in una nuova osservazione, circa 200 giorni dopo.

“Da quello che abbiamo visto sembrerebbe che la densità del materiale riscontrato sia circa un milione di volte superiore rispetto a quello che pensavamo potesse essere il massimo raggiungibile intorno a una supernova la”, afferma un membro del team. “Anche nelle stelle più massicce massa espulsa non è mai stata così elevata”. Questo solleverebbe ancora una volta i quesiti sulla formazione di queste particolari esplosioni stellari. Soltanto studi futuri su raggi X e onde radio potrebbero aprire nuovi scenari per comprendere questo tipo di supernove e la loro formazione.