Il pianeta rosso è sempre più vicino. Nel giro di circa tre anni, la missione Mars 2020 della Nasa partirà alla volta della superficie marziana, con l’obiettivo di trovare segni di antiche forme di vita. Per rispettare queste tempistiche, l’agenzia spaziale americana sta lavorando incessantemente alla sua nuova ‘creatura’, il cui hardware è attualmente in fase di sviluppo presso il Jet Propulsion Laboratory in California.
A prima vista il rover che costituirà il cuore della missione assomiglia parecchio al suo predecessore Curiosity; ma a un’analisi più approfondita ci si accorge che le differenze ci sono, e molte. Sette nuovi strumenti, ruote ridisegnate per una maggiore autonomia di movimento, una sofisticata trivella e un braccio robotico miniaturizzato: sono solo alcuni degli ‘ingredienti’ che renderanno Mars 2020 una missione unica. Le somiglianze col fratello maggiore Curiosity sono quindi dovute per lo più al ‘corpo’ dei due rover – ovvero la struttura più strettamente legata all’hardware. Qui l’agenzia spaziale statunitense ha deciso di sfruttare il più possibile il patrimonio tecnologico sviluppato in precedenza. “È un grande vantaggio – commenta JimWatzin, direttore del programma di esplorazione marziana della Nasa – il fatto che gran parte dell’hardware sia già stato disegnato. Ci farà risparmiare tempo e denaro, e ridurrà i rischi.”
Restano tuttavia molto diversi gli obiettivi scientifici delle due missioni. Se Curiosity si è concentrato soprattutto sull’esplorare l’ipotesi – ormai accettata da tutti gli astronomi – del passato acquoso del pianeta rosso, Mars 2020 affronterà il grande capitolo dell’antica abitabilità marziana. A tal proposito, il nuovo rover utilizzerà analisi spettroscopiche e a raggi X, in modo da ricostruire la composizione minerale e organica delle antiche rocce di Marte con un livello di dettaglio corrispondente allo spessore di un capello umano. Comprendere la distribuzione spaziale degli elementi chimici nelle strutture marziane è infatti un punto chiave per determinare se questi elementi siano stati o meno generati da microrganismi viventi. Allo stesso tempo, la missione Nasa raccoglierà una serie di campioni del suolo marziano che potranno essere successivamente analizzati in laboratorio. Da 30 a 40 sedimenti rocciosi del peso di circa 15 grammi ciascuno saranno chiusi ermeticamente in contenitori in titanio e depositati in un luogo sicuro sul pianeta rosso, per poi essere recuperati da possibili missioni future.