Non si placa l’attività del vulcano hawaiano Kilauea, a due settimane dalla fase più aggressiva dell’eruzione. Per rispondere all’emergenza in cui versa il territorio, dal 3 maggio devastato da fiumi di lava e nubi tossiche, l’United States Geological Survey (USGS), agenzia scientifica del governo degli Stati Uniti, ha fatto appello alla NASA e al suo Earth Science Distasters Program. Con l’aiuto dei sensori per l’osservazione della Terra e delle agenzie spaziali nel mondo, molte sono le possibilità di sostegno alla Big Island.
“Da dove viene la lava?” è il primo quesito, spiega J. Carver Struve, dirigente NASA che coordina la raccolta di immagini satellitari da sette centri della NASA. Le spaccature improvvise con fuoriuscita di magma e gas colgono di sorpresa, ma le immagini prese dai satelliti forniscono informazioni preziose sull’eruzione, sui crateri attivi, sugli sbocchi di anidride solforosa e ceneri, sugli incendi, sulle deformazioni del terreno, sull’altezza e la composizione dei pennacchi vulcanici. Tra i contributori di dati, l’Agenzia Spaziale Europea e l’Agenzia Spaziale Giapponese, ma anche gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale partecipano scattando foto dell’eruzione. Le immagini del Disasters program sono visibili qui.
Il vulcano è sorvolato costantemente dal G-III, velivolo di ricerca della NASA, che ospita a bordo GLISTIN, Glacier and Ice Surface Topography Interferometer. Lo strumento studia, per il californiano Jet Propulsion Laboratory, le variazioni topografiche del Kilauea e il volume di magma eruttato. Una valutazione quantitativa dell’evoluzione dei processi vulcanici, come anche l’esperienza maturata nello studio dei fenomeni eruttivi su altri pianeti, aiuterà nello sviluppo di modelli previsionali. Anche l’Agenzia Spaziale Italiana, con Cosmo-SkyMed raccoglie dati per comprendere dall’alto il processo in atto.