Una settimana dedicata ai satelliti di Osservazione della Terra. O meglio della varietà di usi dei satelliti per monitorare e salvaguardare il nostro pianeta. La scelta è stata fatta dalla NASA e la settimana prescelta è quella dal 13 al 17 settembre.

Il pianeta Terra è l’unico pianeta nel quale ad oggi si conosca la vita e il suo delicato equilibrio è importante preservarlo. E allora ecco una breve carrellata dei possibili campi di attività dei satelliti:

Il controllo del fitoplancton, meglio conosciuta come erba dell’oceano. Questo organismo monocellulare è alla base della catena alimentare oceanica e diretto protagonista per il trasferimento dell’anidride carbonica dall’atmosfera agli oceani. Una sua mutazione in termini di presenza avrebbe una diretta conseguenza sulla percentuale di anidride carbonica nell’atmosfera.

Monitorare ambienti a rischio di epidemie di colera. Presente nelle acque inquinate connesso a microrganismi come lo zooplancton, lo scoppiare di un’epidemia di colera, secondo alcuni recenti studi, è collegabile ad eventi particolari, come forti tempeste o anche altre calamità. Osservando i dati sulle precipitazioni via satellite, la temperatura dell’aria e le mappe della popolazione, se ne possono stimare i rischi di epidemia.

Monitorare la vita sul pianeta. I satelliti possono aiutarci a monitorare lo stato faunistico e vegetale della Terra, aiutandoci a capire come fare per preservare l’esistenza delle specie più a rischio. Di più possono aiutarci a monitorare e misurare l’impatto che ha l’uomo sul nostro pianeta, a vedere le trasformazioni ambientali e climatiche che quell’impatto sta provocando alla Terra e darci gli i dati necessari a capire come invertire tale rotta.

Tracciare le popolazioni di uccelli. I dati derivanti dai satelliti permettono di tracciare le popolazioni di uccelli, studiarne i processi migratori, tutelarne la specie come detto in precedenza. E inoltre gli scienziati non mancano di creatività. Per studiare una popolazione di pinguini Imperatore nell’Antartide e ricostruirne e ricostruirne gli spostamenti, sono andati a caccia del loro guano.

Analisi della vita vegetale. La vegetazione rigogliosa può indicare un ecosistema vivace mentre i cambiamenti nel verde possono a volte rivelare disastri naturali, siccità o attività agricola. Utilizzando i dati provenienti dai satelliti, gli scienziati hanno la visione più completa della biologia globale, compresa la vita vegetale sulla superficie della terra e nel mare.

Studiare la vita negli oceani. Le barriere coralline sono tra gli organismi marini più vulnerabili, sensibilissimi al riscaldamento dell’oceano e all’attività umana. I satelliti sono, infatti, in grado di catturare la temperatura delle acque oceaniche che circondano i sistemi di barriera corallina, documentandone i rischi per la loro sopravvivenza.

Questi sono alcuni degli usi possibili dei satelliti di Osservazione della Terra come raccontato da Kasha Patel del Goddard Institute della NASA. Ma guardando dall’altra parte dell’oceano, in Europa, un altro uso viene annunciato dall’Agenzia Spaziale Europea, come il monitoraggio del buco dell’ozono. Prodottosi negli anni ’70, il buco dell’ozono nella nostra atmosfera ha continuato ad allagarsi fino al 1997, per poi cominciare un lento regredire, grazie alle politiche ambientali contro gli elementi chimici che danneggiavano l’ozono nella nostra atmosfera, come i Clorofluorocarburi, ed oggi si stima sia tornato alle dimensioni del 1984. La creazione del buco dell’ozono nella nostra atmosfera ha prodotto un incremento degli ultravioletti che a contatto con la pelle possono causare tumori, produrre cataratte o indebolire il sistema immunitario umano. Ma anche produrre danni agli animali, alle piante, finanche al microscopico fitoplancton con cui abbiamo aperto questa carrellata.