Dal punto di vista batterico, l’ambiente a zero gravità della ‘casa’ spaziale dove al momento dimora l’astronauta italiano Paolo Nespoli non è poi così diverso dal nostro salotto. Lo afferma un nuovo studio coordinato dall’Università della California, che ha analizzato la popolazione microbica presente sulla stazione spaziale internazionale.
I risultati, pubblicati sulla rivista PeerJ, mostrano una ’famiglia’ di batteri alquanto variegata, e soprattutto molto vicina a quella dei microbi terrestri. Ma quindi, al di là dei legami di parentela, questi germi che abitano la Iss provano l’esistenza di forme microscopiche di vita provenienti dallo spazio? La risposta è no: “Dal momento che la stazione spaziale internazionale è completamente sigillata – spiega infatti il microbiologo David Coil, co-autore dello studio – i microbi all’interno della Iss provengono dalle persone all’interno della stazione o dal materiale che viene loro mandato.”
L’analisi batteriologica, riportano gli scienziati, mostrano un microbioma altamente differenziato. Si tratta di un elemento rassicurante secondo Jenna Lang, leader dello studio: “la diversità indica che la comunità microbica trasportata sulla Iss non è ‘malata’.” Questi risultati, ottenuti nell’ambito del progetto di citizen science MERCCURI, si inseriscono nel grande filone della scienza fatta grazie al contributo attivo dei cittadini.