Le sue onde possono ricordare le increspature che si formano quando si lancia un ciottolo in uno stagno, ma su scala decisamente più ampia: si tratta dello tsunami, un moto ondoso anomalo di mari e oceani, prodotto da un terremoto o da frane sottomarine e in grado di spostare un’intera colonna d’acqua dai fondali alla superficie. Lo tsunami più recente si è scatenato nell’Oceano Pacifico lo scorso 30 luglio, come conseguenza di un terremoto che si è verificato al largo della costa orientale della penisola della Kamchatka (Russia). Il movimento tellurico ha raggiunto una magnitudine di 8,8 ed è stato classificato come il sesto più intenso mai registrato.
L’inusuale movimento delle acque non è sfuggito allo sguardo acuto del satellite Swot (Surface Water and Ocean Topography), missione congiunta Nasa-Cnes (Centre National d’Etudes Spatiales) che ha preso il via il 16 dicembre 2022 a bordo di un Falcon 9. Il suo obiettivo principale è la misurazione del livello dell’acqua presente sul nostro pianeta, anche per tenere sotto controllo i cambiamenti che si verificano nel corso del tempo. A questa attività si affianca il monitoraggio dei fondali di mari e oceani che, alla fine del 2024, ha permesso di realizzare la mappatura sinora più dettagliata di questi luoghi che per decenni sono stati pressoché avvolti nel mistero.
Swot è stato in grado di osservare lo tsunami appena 70 minuti dopo il terremoto; i dati acquisiti dal satellite hanno permesso di avere un quadro multidimensionale relativo al fronte del moto ondoso. Le misurazioni hanno evidenziato anche un’altezza del fronte superiore a 45 centimetri e hanno anche rilevato la sua forma e la direzione del suo movimento. Le informazioni sono state successivamente confrontate con un modello di previsione, realizzato dal Centro di Ricerca sugli Tsunami dell’agenzia statunitense Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration): la comparazione può aiutare gli scienziati a perfezionare il modello, soprattutto per quanto riguarda l’accuratezza delle previsioni.
Il test che i tecnici della Noaa hanno condotto con i dati di Swot e il modello ha infatti prodotto risultati di rilievo, che possono fare la differenza nelle previsioni e nelle successive azioni per tutelare le comunità costiere.
In alto: il satellite Swot (Crediti: Nasa)
In basso: il fronte dello tsunami osservato da Swot (in rosso), combinato con il modello della Noaa. La stella indica il luogo dove si è verificato il terremoto (Crediti: Credit: Nasa/Jpl-Caltech)