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La navetta spaziale automatizzata riutilizzabile ‘Space Rider‘, in fase di sviluppo per l’Agenzia Spaziale Europea, ha completato il secondo ciclo di test di caduta (drop test) presso il poligono di Salto di Quirra, in Sardegna.
I test avevano due finalità , una riguardava il funzionamento del paracadute usato per rallentare durante la fase finale del rientro, l’altra per verificare che il software di controllo del parafoil riuscisse a guidare correttamente il modulo, facendogli raggiungere il sito di atterraggio prestabilito con la massima precisione possibile.
E’ previsto infatti che lo Space Rider, di ritorno dallo Spazio, apra inizialmente un paracadute circolare, il cui unico scopo è diminuire la velocità fino a portala di poco sotto quella del suono (che è di circa 1200 chilmetri orari, a 0°C). Poi, quando il velivolo si trova a 5 chilometri di altitudine, ne viene aperto un secondo, di tipo pilota, che dispiegandosi tira fuori il parafoil.
Per eseguire queste prove, dei modelli di Space Rider sono stati sganciati tre volte da un elicottero Ch-47, posto a diverse altitudini comprese tra 1 e 2,5 chilometri. In tutti e tre i casi l’esito è stato di successo: i sistemi di frenata hanno svolto fedelmente i loro compiti e quelli di guida con il parafoil hanno dimostrato di poter atterrare con un margine di errore di 150 metri dal punto prestabilito, un valore più che soddisfacente.
In un’altra serie di test di frenata è stato invece usato un pallet metallico dotato di dispositivi di misurazione, avionica, sistemi per tirare le linee di sterzo del parafoil, contenitore per riporre gli scivoli imballati e una zavorra di cemento. Questo oggetto simulava il peso del modulo di rientro dello Space Rider ed è stato in grado di scendere autonomamente fino ad atterrare, avvalendosi esclusivamente dei suoi sensori.
I test di caduta non sono comunque gli ultimi: si prevedono altre serie, sempre nello stesso poligono, dedicate alla sequenza generale di discesa e atterraggio. Bisognerà poi testare la stabilità dell’atterraggio stesso, per garantire che dopo il contatto con il terreno non si verifichino shock tali da danneggiare gli strumenti e i carichi scientifici.
Questa campagna di test è stata gestita da Thales Alenia Space Italia, che è anche il contraente principale dell’intero progetto Space Rider, oltre che responsabile del modulo di rientro. A Thales si affiancano vari partner industriali, come Sener, Cimsa, Teseo e Meteomatics.
La logistica di terra, le operazioni di volo e l’accesso al poligono del Salto di Quirra sono stati forniti dall’Aeronautica Militare e l’Esercito Italiano.
Una volta pronto, lo Space Rider funzionerà come laboratorio spaziale robotico riutilizzabile, senza equipaggio. Avrà le dimensioni di due minivan e potrà restare in orbita fino a tre mesi, svolgendo principalmente missioni di ricerca scientifica.
Sarà composto di due moduli principali, uno orbitale e l’altro dedicato soltanto al rientro, che conterrà gli esperimenti scientifici condotti in orbita. Una volta tornato sulla Terra, potrà essere rispedito in orbita dopo circa sei mesi.
Immagine in apertura: una ricostruzione artistica dello Space Rider in orbita bassa
Crediti di entrambe le foto: Esa