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Venere possiede un’attività geodinamica. Il pianeta più caldo del Sistema Solare, con la sua crosta monolitica, sembrava essere privo di processi tettonici in grado di rimodellare la superficie, come avviene sulla Terra. Una serie di nuove analisi però suggerisce che qualcosa succede anche là
Esaminando nuovamente le foto scattate più di trent’anni fa dalla sonda Nasa Magellan, che ha orbitato attorno a Venere dal 1990 al 1994, gli scienziati hanno osservato alcune formazioni tipiche, chiamate ‘corone‘, scoprendo segni evidenti di attività tettonica. Le corone sono vaste strutture superficiali comuni su Venere. Hanno forma ovale e presentano delle caratteristiche fratture concentriche. Sulla Terra non esistono mentre Venere ne possiede a centinaia, che si estendono anche per decine di chilometri. Si pensa che sotto queste corone ci siano pennacchi di materia incandescente, proveniente dal mantello, che risalendo spinge da sotto la litosfera, modellandola.

Le corone sono strutture enigmatiche e i processi che le formano sono rimasti per lungo tempo sconosciuti. Ora, con le nuove analisi, i dati sulla gravità e topografia venusiana raccolti da Magellan sono stati aggiunti ai modelli computerizzati di geodinamica tridimensionale, confermando la presenza di pennacchi nel sottosuolo in 52 corone sulle 75 analizzate. La lentezza estrema di questi processi impedisce di osservarli direttamente, quindi i modelli computerizzati sono l’unico modo per comprenderne la meccanica.
Se queste nuove ipotesi sono corrette, su Venere ci sono forme di rigenerazione della superficie anche in assenza di una tettonica a placche, presente invece sulla Terra. Processi noti come il gocciolamento litosferico o la subduzione potrebbero essere coinvolti nella geodinamica di Venere, per scoprirlo bisognerà acquisire altri dati e immagini ad alta risoluzione. La missione Nasa Veritas, che raggiungerà Venere all’inizio della prossima decade, fornirà dati sulla gravità quattro volte più accurati di quelli attualmente a disposizione, oltre a mappe 3D e scansioni spettrometriche all’infrarosso.

Immagine: Alcune corone di Venere, Artemis, Quetzalpetlatl, Bahe e Fotla, fotografate dalla sonda Magellan
Crediti: Nasa/Jpl-Caltech