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Si chiama Elvis ed è un microscopio progettato per aiutare gli scienziati a studiare come la vita si adatti a condizioni estreme. Elvis (Extant life volumetric imaging system) è stato sviluppato dai ricercatori della Portland State University, in collaborazione con il Jet Propulsion Laboratory della Nasa, grazie al supporto dell’Iss National Laboratory.

Il microscopio è arrivato a bordo della Iss il 22 aprile, trasportato dalla capsula cargo Dragon di SpaceX, durante la 32esima missione di rifornimento commerciale dell’azienda per conto della Nasa. Questo innovativo strumento utilizza una tecnologia olografica avanzata chiamata imaging volumetrico, che consente di ottenere immagini tridimensionali di microbi e altre cellule viventi.

A differenza dei microscopi tradizionali, Elvis permette di osservare in dettaglio la struttura e il comportamento delle cellule in un formato tridimensionale, offrendo una nuova prospettiva sul modo in cui la vita microscopica reagisce all’ambiente spaziale. La microgravità, una condizione che può essere studiata costantemente sulla Iss, modifica profondamente il funzionamento cellulare e comprendere questi cambiamenti potrebbe un giorno aiutare a individuare forme di vita su altri pianeti e lune, come Europa o Encelado.

Durante la sua missione, Elvis studierà due organismi terrestri noti per la loro resistenza: Euglena gracilis, una microalga altamente adattabile e Colwellia psychrerythraea, un batterio che vive nelle acque profonde degli oceani. Analizzando queste forme di vita in microgravità, gli scienziati mirano a scoprire sia cambiamenti osservabili che genetici che potrebbero aiutare la vita a persistere in ambienti ostili.

Elvis è stato progettato con componenti durevoli e a bassa manutenzione, pensati per garantire affidabilità a lungo termine. Il sistema integra inoltre funzioni di automazione che riducono significativamente la necessità di interventi da parte degli astronauti. Questo approccio consente agli esperimenti di svolgersi in modo continuo e con il minimo disturbo, migliorando l’efficienza operativa a bordo della Iss e permettendo raccolte dati più precise nel tempo.

 

Foto in apertura: il microscopio Elvis nel laboratori della Portland State University. Crediti: Jay Nadeau