Possiede il doppio delle stelle della via Lattea ma fisicamente è grande quanto un quarto delle sue dimensioni e nel suo cuore dimora un enorme buco nero. I risultati pubblicati su Nature

È un rarissimo insieme di stelle, rimasto invariato negli ultimi dieci miliardi di anni. La sua vita è cominciata con un’esplosione molto tempo fa, producendo stelle ad una velocità 100 volte superiore rispetto a quanto osservato oggi nella Via Lattea. Ma improvvisamente, mentre le piccole stelle invecchiavano e diventavano sempre più rosse, il curioso cluster ha smesso di crescere ed espandersi. Si tratta della galassia classificata come NGC 1277, protagonista dell’ultima scoperta  del telescopio spaziale Hubble, situata al centro dell’ammasso di Perseo, a 240 milioni di luce di distanza.

Sebbene Hubble abbia già visto questo tipo di galassie “rosse e morte” nell’universo primordiale, non le aveva mai osservate così da vicino. I risultati dello studio, condotto da un team di astronomi dell’Istituto di Astrofisica delle Canarie, in Spagna, sono stati pubblicati su Nature. “Ho studiato ammassi globulari in galassie per molto tempo, e questa è la prima volta che lo vedo” gnacio Trujillo, tra gli autori dello studio. “Grazie ai dati di Hubble, siamo in grado di esplorare questo tipo di galassie nel dettaglio e studiare le condizioni dell’universo primordiale”.

NGC 1277 possiede il doppio delle stelle della nostra Via Lattea, ma fisicamente è piccola quanto un quarto delle sue dimensioni e nel suo cuore dimora un grande buco nero. A causa della velocità con cui si muove all’interno dell’ammasso di Perseo, non riesce a fondersi con altre galassie e, inoltre, il gas intergalattico sarebbe così caldo da non riuscire a raffreddarsi per condensare e formare nuove stelle. Secondo gli scienziati, circa 1 galassia massiccia su 1.000 è simile alla nuova scoperta di Hubble. Al momento, sono circa dieci le nuove candidate che si spera possano fornire preziosi dati sull’origine ed evoluzione delle galassie.