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Nasa conferma il successo dei payload di Peregrine

L’inizio del 2024 ha segnato il ritorno della Nasa sulla Luna con un lander dopo oltre 52 anni. Questo grazie alla missione Odysseus di Intuitive Machines, il primo veicolo privato a effettuare un allunaggio morbido lo scorso 22 febbraio. Il trionfo di Odysseus è arrivato dopo 3 vani tentativi da parte di precedenti missioni private in circa 5 anni, a dimostrazione del fatto che atterrare sulla Luna non sia per nulla un’impresa facile.

Dotato di 12 carichi utili, Odysseus ha restituito dati dalla superficie lunare anche per i 6 esperimenti Nasa a bordo, firmando così la prima consegna lunare di successo del programma commerciale Commercial Lunar Payload Services (Clps) di Nasa.

Un mese e mezzo prima di Odyessus, anche la missione Peregrine di Astrobotic ha tentato di riportare payload Nasa sul suolo lunare, senza però riuscirci. Un’anomalia subìta dopo il lift off, avvenuto l’8 gennaio, ha infatti causato una perdita di carburante che ha impedito al lander di raggiungere la Luna come previsto. Il viaggio spaziale di Peregrine si è così concluso circa dieci giorni dopo con un rientro in atmosfera terrestre.

L’impossibilità di tentare un allunaggio, a causa di una quantità insufficiente di propellente, ha però consentito al team Peregrine di modificare in corsa i propri piani riuscendo così ad attivare nello spazio molti dei suoi carichi utili: dei 20 payloads totali, sono 9 quelli che hanno funzionato correttamente, tra cui anche i quattro esperimenti Nasa del programma Clps. La missione è così diventata un successo sebbene privo della Luna.

«In transito, avremmo mantenuto la maggior parte dei carichi utili in modalità di sopravvivenza – ha detto Dan Hendrickson, vicepresidente di Astrobotic, durante una sessione dell’11 marzo sulla missione alla Lunar and Planetary Sciences Conference tenutasi a The Woodlands, in Texas – Ma man mano che la nostra missione si discostava, anche i piani si modificavano, a tutto vantaggio dei carichi utili».

Tra gli esperimenti che non hanno lavorato come previsto dalla superficie della Luna ma si sono attivati nello spazio vi è lo strumento Lets (Linear Energy Transfer Spectrometer), grazie al quale il team Nasa ha ricevuto dati sull’attività dei raggi cosmici e sulla meteorologia spaziale derivante dall’attività solare: una preziosa conoscenza tecnica per le future consegne sulla Luna del programma Clps.

«Abbiamo dovuto spostare le nostre operazioni per estrarre i dati durante il volo – ha dichiarato Stuart George del Johnson Space Center della Nasa, uno dei responsabili dello strumento – Lo strumento ha funzionato perfettamente per tutto il tempo».

Anche il Peregrine Ion-Trap Mass Spectrometer (Pitms) di Nasa è stato in grado di funzionare durante il volo, rilevando tracce di ossido di azoto e biossido di azoto che probabilmente provenivano dall’ossidatore del lander che ha subìto la perdita.

Tutti i dati ottenuti dalla missione sono, nel frattempo, esaminati da Astrobotic all’interno dell’indagine che l’azienda ha aperto per determinare la causa principale della perdita di propellente. I risultati saranno fondamentali per eventuali modifiche necessarie al futuro lander Griffin, di dimensioni maggiori rispetto a Peregrine, ancora in fase di sviluppo. Griffin dovrà trasportare Viper di Nasa nella regione polare meridionale della Luna.

Con un lancio fino a oggi previsto a novembre, ora è molto probabile che i piani Nasa possano modificarsi in attesa che si chiuda l’indagine su Peregrine.

 

Immagine in evidenza: una delle ultime immagini restituite dal lander Peregrine di Astrobotic che mostra la mezzaluna della Terra mentre il veicolo spaziale si avvicina al rientro. Crediti: Astrobotic

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.