La famiglia dei buchi neri ad oggi conosciuti ha un componente in più. Si tratta del cuore oscuro di SDSS J152120.07+140410.5, una galassia nana a 850 milioni di anni luce da noi. Il buco nero al centro di questa galassia distante è stato scoperto grazie al suo banchetto cosmico, osservato quasi in diretta da diversi telescopi, tra cui Hubble. A farne le spese, una malcapitata stella, vittima del cosiddetto ‘evento di distruzione mareale’, che si verifica appunto quando una stella si avvicina sufficientemente all’orizzonte degli eventi di un buco nero supermassiccio da venirne distrutta.

La distruzione mareale ha prodotto intense radiazioni, che per un breve intervallo di tempo hanno superato la luce emessa dalla galassia ospite. Il che ha permesso al team di astronomi dello Young Supernova Experiment di individuare il buco nero distante. I risultati, pubblicati su Nature Astronomy, potrebbero aiutare a comprendere meglio i meccanismi di crescita dei buchi neri supermassicci.

«Grazie a questa scoperta – spiega infatti Ryan Foley dell’UC Santa Cruz, co-autore dello studio – possiamo utilizzare gli eventi di perturbazione mareale non solo per trovare altri buchi neri di massa intermedia nelle galassie nane, ma anche per misurare le loro masse».

I buchi neri supermassicci si trovano al centro di quasi tutte le galassie, compresa la nostra Via Lattea. Gli astronomi ipotizzano che questi divoratori cosmici, con una massa milioni o miliardi di volte superiore a quella del Sole, possano essersi sviluppati a partire da buchi neri più piccoli, di ‘massa intermedia’ appunto, con migliaia o centinaia di migliaia di masse solari.

«Il fatto di essere riusciti a catturare questo buco nero mentre divorava una stella – aggiunge Charlotte Angus del Niels Bohr Institute, prima firma dello studio – ci ha offerto la straordinaria opportunità di rilevare ciò che altrimenti ci sarebbe rimasto nascosto. Inoltre, possiamo utilizzare le proprietà del brillamento stesso per comprendere meglio questo elusivo gruppo di buchi neri di peso medio, che potrebbero rappresentare la maggior parte dei buchi neri nei centri delle galassie».

 

Immagine in apertura: le osservazioni di Hubble che hanno permesso di rilevare buco nero al centro della galassia SDSS J152120.07+140410.5. Crediti: Nasa, Esa, Ryan Foley/UC Santa Cruz