Ilaria Marciano4 ottobre 2018

“E’ servito il telescopio spaziale Hubble per confermare la presenza di una luna attorno al pianeta Kepler 1625b, di cui già il satellite Kepler ci aveva fornito indizi un anno fa. Kepler 1625b-i e’ quindi il primo oggetto di un nuovo catalogo, quello delle esolune, che  presto accoglierà certamente altri  ingressi”.

Con queste parole, Isabella Pagano, ricercatrice Inaf, commenta i nuovi indizi che proverebbero l’esistenza di una esoluna attorno a un pianeta, a 8.000 anni luce da noi.

Una luna grande quanto Nettuno, che non è sfuggita all’occhio vigile di Hubble.

Osservando il transito del gigante gassoso Kepler 1625b, tra le costellazioni della Lira e del Cigno, il telescopio spaziale ha notato anche un secondo transito, che dovrebbe corrispondere a quello dell’esoluna.

Sfortunatamente l’osservazione programmata di Hubble è finita prima che fosse possibile misurare completamente il transito della luna. Se confermata, questa sarebbe la prima scoperta di una luna al di fuori del nostro Sistema Solare.

Le prime indagini sul satellite naturale in questione, condotte da un team di ricercatori della Columbia University nel 2017, analizzando le osservazioni del telescopio spaziale Kepler, sono state pubblicate sulla rivista Science Advance. 

“Insieme alla sua luna,  Kepler 1625b si trova nella regione abitabile della sua stella, ma la natura gassosa di entrambi i corpi li rende poco adatti alla abitabilità.
Che una luna possa ospitare forme di vita è stato già ipotizzato per alcune lune nel Sistema Solare. Si pensi a Europa, una delle lune di Giove, dove nel profondo degli  oceani, ghiacciati in superficie,  potrebbe essersi sviluppata la vita.
Sebbene  Giove sia molto al di fuori della regione di abitabilità della stella Sole,  le sue lune sono esposte a un ambiente meno estremo, condizionato soprattutto  da Giove stesso, in particolare dal suo campo magnetico. Per questo, in un futuro ormai prossimo, Europa sarà visitata dalle nostre sonde per investigare il contenuto dei suoi oceani”, commenta Isabella Pagano.
“Un esopianeta che abbia una o più lune, sarà quasi certamente in una orbita stabile,  un ingrediente importante per l’abitabilità. Tuttavia ciò non basta.
L’abitabilità  dipende da molti fattori, per esempio la temperatura locale conseguente all’irragiamento stellare, la presenza di campi magnetici che determinano uno scudo per le particelle ionizzanti, la presenza di suolo roccioso e acqua,  la tettonica a zolle,  l’attività vulcanica.
Accertare le condizioni favorevoli all’abitabilità è una grande sfida.  Osservare  indicatori di vita nella luce che ci giunge da un esopianeta è ancora un obiettivo non raggiunto  ed è certamente ancora piu’ distante  per le esolune”.

Per confermare la presenza di una esoluna, però, c’è ancora molta strada da fare, e in questa ricerca anche l’Italia sarà protagonista. Infatti, “Cheops, il satellite che l’Agenzia Spaziale Europea ha sviluppato con la Svizzera, l’Italia (con la partecipazione di Asi, Inaf, Leonardo) e altri partners, sarà in grado di trovare altre esolune” conclude Isabella   Pagano. “Sarà operativo nella prossima primavera. La ricerca di esolune e di anelli attorno agli esopianeti è una parte importante del suo programma scientifico”.