Il polmone verde della Terra – la foresta amazzonica – sta perdendo colpi e reagisce con crescente lentezza alle bizzarrie del clima, connesse soprattutto all’azione dell’uomo: questo comportamento inquietante è analizzato in un nuovo studio di Nature Climate Change (articolo: “Pronounced loss of Amazon rainforest resilience since the early 2000s”).
La ricerca è stata condotta dalle Università di Exeter e di Monaco di Baviera e si è basata su svariate serie di dati satellitari, tra cui quelli raccolti da Modis (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), uno degli strumenti principali a bordo delle missioni Terra e Aqua della Nasa. Inoltre, l’indagine è stata sviluppata nell’ambito del progetto “Tipes” (Tipping Points in the Earth System), centrato sull’analisi di soglie critiche che, se venissero superate, porterebbero a cambiamenti irreversibili nel sistema climatico.
I dati satellitari relativi alla copertura vegetale e alla biomassa mostrano chiaramente che la foresta pluviale, dopo un evento ‘stressante’, non riesce più a recuperare come un tempo: la tendenza è in atto dai primi anni del XXI secolo e non accenna a diminuire. Le situazioni che più hanno pesato e pesano sull’Amazzonia sono gli incendi boschivi e la deforestazione, attuata sia per ricavare nuove superfici coltivabili, sia per la lavorazione del legno; a questi eventi traumatici, causati dalle attività umane, si aggiunge la siccità che tende a colpire le zone più fragili perché meno umide. Inoltre, le aree forestali più vicine ai centri abitati e alle strade sono più a rischio perché maggiormente accessibili.
La lentezza nelle capacità di recupero è stata rilevata per circa tre quarti delle zone boschive; tuttavia, gli studiosi non sono ancora in grado di prevedere quando potrebbe avvenire una transizione dalla foresta pluviale alla savana. I segni di questo potenziale passaggio, indicativi di un processo senza ritorno, sono tenuti sotto stretto controllo.
Oltre ai dati satellitari, gli autori del saggio hanno considerato una serie di indicatori di stabilità utilizzati per altri studi nel campo dell’Osservazione della Terra (ad esempio, per monitorare l’andamento dei ghiacciai in Groenlandia e le correnti atlantiche). Questi indicatori hanno lo scopo di prevedere il comportamento di un sistema quando avviene un improvviso cambiamento: essi consentono di individuare un rallentamento critico delle sue dinamiche, come le capacità di ripristino dopo un evento traumatico.
Gli autori del saggio ritengono che la loro analisi fornisca ulteriori prove del fatto che le attività umane – come l’industria del legno e l’agricoltura – debbano essere fortemente limitate per salvaguardare la foresta e la sua ricca biodiversità.
In alto: incendi boschivi in Amazzoni, visti dallo strumento Modis a bordo del satellite Terra della Nasa (Crediti: Nasa, per gentile concessione di Jeff Schmaltz Lance/Eosdis Modis Rapid Response Team, Gsfc).