Appena partiti, e già distrutti. È stato il destino di diverse decine di satelliti Starlink, andati perduti a causa di una potente tempesta geomagnetica. Lanciati lo scorso 3 febbraio, gli ultimi 49 satelliti di Elon Musk dovevano unirsi alla megacostellazione targata SpaceX, che ha recentemente superato le 2.000 unità. E invece il giorno dopo il lancio si è verificato un fenomeno estremo di space weather, il clima spaziale che sempre più spesso influenza le nostre tecnologie, dal Gps al traffico aereo, dalla distribuzione di energia elettrica ai servizi satellitari.

Un’eruzione solare, registrata lo scorso 30 gennaio, ha infatti provocato la tempesta geomagnetica che ha danneggiato – secondo quanto riportato da SpaceXfino a 40 satelliti. I malcapitati Starlink bruceranno in atmosfera senza rischio di provocare detriti, ma l’incidente dimostra ancora una volta l’importanza del clima spaziale.

In una società che sempre più vive di connessione e smartphone, diventa oggi più che mai cruciale occuparsi anche delle possibili minacce a queste tecnologie. Minacce che spesso arrivano direttamente dal Sole: le tempeste geomagnetiche come quella che ha colpito i satelliti Starlink si verificano infatti quando il vento solare genera intense correnti verso la magnetosfera terrestre.

La centralità del tema è stata ribadita oggi all’Agenzia spaziale italiana durante la seconda edizione del Congresso della Swico, la Space Weather Italian Community. Dal 9 all’11 febbraio diversi attori della ricerca sia istituzionale che industriale discuteranno alla sede dell’Asi di clima spaziale, con un occhio di riguardo al Sole: quello che succede sopra e intorno alla nostra stella può infatti avere un grande impatto sulle tecnologie terrestri, come dimostra il caso dei 40 Starlink perduti.

 

Intervista a Umberto Villante (Presidente Swico) a cura di Dire – qui il servizio completo

Immagine in apertura: rappresentazione artistica di come il clima spaziale può danneggiare i satelliti (Crediti: Esa)