In che modo i membri dell’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale (Iss) interagiscono tra loro e in che misura hanno influito le loro differenze culturali e di genere sulle loro interazioni? In che modo i membri dell’equipaggio hanno modificato la loro ‘casa cosmica’ per soddisfare i loro bisogni? Quali sono gli effetti della microgravità sullo sviluppo della società e della cultura?
Questo, e tanto altro, è ciò che si intende scoprire, grazie all’International Space Station Archaeological Project (Issap), una joint venture avviata nel 2015 e guidata da Justin Walsh – docente della Chapman Univeristy (Orange, California, Usa) – e da Alice Gorman – docente della Flinders University (Adelaide, South Australia, Australia) – insieme a un team internazionale di ricercatori.
Cosa è Issap? Si tratta del primo progetto di “archeologia spaziale”, avente come oggetto lo studio dell’equipaggio della Iss; in tal senso, Issap ha l’obbiettivo di comprendere l’evoluzione dei modelli culturali, delle relazioni sociali e del rapporto uomo-tecnologia che si sviluppano all’interno di un habitat diverso dalla Terra. In altre parole, il fine ultimo dell’Issap sarebbe quello di assistere allo sviluppo di una “microsocietà” pluralista all’interno di un “micromondo”.
La metodologia è pressoché simile a quella adottata nei normali scavi per campionare e analizzare un sito archeologico; esattamente come gli archeologi “terrestri” delimitano le aree in cui avviene lo scavo, sulla Iss sono state allestite delle aree nei luoghi in cui si registrano le più significative attività quotidiane dell’equipaggio.
Lo scorso 14 gennaio l’astronauta della Nasa Kyla Barron ha installato queste aree, dando il via al primo esperimento di archeologia spaziale, ossia il Sampling Quadrangle Assemblages Research Experiment (SQuARE).
Nello specifico, per circa due mesi, i siti selezionati saranno soggetti a un attento e costante monitoraggio fotografico, al fine di documentare in che modo vengono utilizzati questi spazi.
Gli sviluppi del progetto potranno essere seguiti sul canale twitter dedicato.
Crediti immagine: Nasa