Il Pianeta Rosso è sempre sulla cresta dell’onda: questa volta si è guadagnato gli onori della cronaca per una relazione accademica che propone un ammorbidimento delle regole sulla protezione del suo ambiente. Il report, dal titolo “Evaluation of Bioburden Requirements for Mars Missions”, è stato realizzato su richiesta della Nasa dal Comitato sulla protezione planetaria che fa capo alle Accademie di Scienze, Ingegneria e Medicina statunitensi.
Un pericolo reale insito in qualsiasi missione di esplorazione spaziale – umana o robotica – è la contaminazione tra la Terra e altri corpi celesti. La protezione planetaria è mirata proprio a contenere questo rischio e prevede delle norme molto rigorose per evitare che componenti biologici terrestri possano alterare i siti oggetto di esplorazione e, nel caso di missioni sample return, i campioni di materiale che dovranno essere studiati al ritorno sul nostro pianeta. Le attuali norme risalgono a oltre 40 anni fa e prevedono severe procedure di pulizia per rover e lander prima della loro partenza; questa forma di tutela riguarda più che mai Marte, viste le crescenti attività esplorative e di prelievo di campioni che interessano la sua superficie. Chiaramente, queste pulizie ‘di fino’ hanno un costo notevole che incide sul budget complessivo di una missione.
I 15 esperti che hanno lavorato al report ritengono che un alleggerimento di tali misure non sia un azzardo perché dagli anni ’80 ad oggi il progresso scientifico ha compiuto passi da gigante e la conoscenza di Marte, soprattutto in tempi recenti, è stata molto approfondita. Gli accademici, proprio per questo secondo motivo, sono convinti che si possa adottare un approccio più sfaccettato e, ove il caso lo consenta, persino più permissivo.
Gli autori del documento non sono molto preoccupati dal possibile arrivo di organismi terrestri sul pianeta e si sono centrati solo sullo scenario peggiore: alcuni di essi potrebbero ‘trovarsi bene’ e attecchire in maniera tale da creare dannose interferenze con future ricerche di forme di vita. L’aspro ambiente marziano – caratterizzato da forti escursioni termiche, aridità e radiazioni – dovrebbe ‘scoraggiare’ eventuali batteri terrestri. Tuttavia, gli studiosi hanno evidenziato che alcuni luoghi del pianeta potrebbero far sentire queste creature come ‘a casa’: ad esempio, cavità umide e protette dalle radiazioni solari oppure aree depresse, situate oltre un metro al di sotto della superficie marziana.
Uno scenario del genere – sostiene il report – deve essere assolutamente scongiurato: quindi, i veicoli spaziali destinati ad esplorare cavità o a perforare la superficie di Marte devono essere sottoposti comunque a stringenti misure di pulizia prima di lasciare la Terra. Le aree sensibili del pianeta, inoltre, dovrebbero essere circondate da zone cuscinetto proprio per evitare l’insediamento di organismi terrestri; particolare cura dovrà essere prestata alle calotte glaciali di Marte e alle zone scoscese che recano i segni dell’erosione prodotta dall’acqua.
Il report sottolinea le sfide che la comunità scientifica si trova ad affrontare nel dover lavorare seguendo gli attuali requisiti di protezione. Gli scienziati, infine, rilevano che esistono degli ambiti non ancora sottoposti a regolamentazione, ma di stringente attualità per la salvaguardia ambientale di Marte: le future missioni umane e le spedizioni commerciali che non prevedono alcun coinvolgimento della Nasa.
In alto: controlli sul rover Perseverance della Nasa prima del lancio (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)