Talvolta per scovare un dettaglio molto piccolo bisogna ampliare lo sguardo. È ciò che ha fatto, letteralmente, un team di ricerca guidato dal Lawrence Berkeley National Laboratory, che è andato a caccia minuscole di particelle dette assioni servendosi del più grande laboratorio esistente, l’universo. Per questo ha chiesto aiuto a due campioni dell’esplorazione del cosmo, i telescopi orbitali Chandra della Nasa e XMM-Newton dell’Esa. Trovando per la prima volta tracce di queste particelle ipotetiche previste anni fa ma fino ad oggi mai osservate.

A ospitare gli assoni nascosti sarebbe una costellazione di stelle di neutroni, informalmente chiamate le ‘Magnifiche 7’: oggetti celesti relativamente vicini e più caldi di quanto dovrebbero essere, in rapporto alla loro età e alla riserva di energia disponibile.

I dati di Chandra e XMM-Newton mostrano che l’emissione di raggi X provenienti da queste stelle di neutroni è talmente intensa da costituire una prova della presenza di assioni. Teorizzate per la prima volta negli anni ’70, tali particelle sono ‘ingredienti’ fondamentali della teoria delle stringhe, secondo cui tutta la materia è formata da minuscole stringhe vibranti. Combinando meccanica quantistica e relatività generale, la teoria delle stringhe punta a costruire la cosiddetta teoria del tutto. Si tratta di un tentativo – non ancora dimostrato – di unire tutte le forze, particelle e interazioni esistenti nell’universo. Tra gli elementi predetti dalla teoria del tutto ci sono appunto gli assioni, che in presenza di un campo magnetico dovrebbero decadere in coppie di fotoni. Esattamente quanto avverrebbe nelle ‘Magnifiche 7’: l’eccesso di raggi X individuato in queste stelle di neutroni, secondo gli scienziati, sarebbe appunto la ‘cartina tornasole’ della presenza di assioni.

I risultati dello studio, pubblicato su Physical Review Letters, potrebbero gettare una nuova luce anche sulla più ineffabile componente del cosmo: la materia oscura, che costituisce circa l’85% della massa totale dell’universo. Tra i possibili candidati per spiegare la famigerata dark matter ci sono proprio gli assioni. «Ma anche se venisse fuori che questa scoperta non è associata alla materia oscura – assicura Benjamin Safdi, leader dello studio – ci insegnerebbe comunque molte cose sul nostro universo».