Si nasconderebbero sotto la crosta di alcuni satelliti naturali di Urano, ricoperti da uno spesso strato di ghiaccio: sono gli oceani subsuperficiali, analoghi a quelli scoperti su Europa (luna di Giove) ed Encelado (luna di Saturno). La presenza di questi bacini è stata ipotizzata in uno studio, coordinato dal Massachusetts Institute of Technology, che è stato presentato al recente convegno autunnale dell’American Geophysical Union. Gli autori, considerando i casi di Europa ed Encelado, hanno voluto verificare se su corpi celesti analoghi vi potessero essere riserve d’acqua nascoste. Il tutto nella prospettiva di individuare altri mondi potenzialmente abitabili.
Urano vanta un entourage di ben 27 lune, tra cui le 5 più grandi (Titania, Oberon, Umbriel, Ariel e Miranda) potrebbero effettivamente avere degli oceani. Nel 1986 la sonda Voyager 2 della Nasa fece visita al pianeta e al suo sistema, scattando foto anche a questi 5 satelliti naturali: dalle immagini si evince che essi sono fatti di ghiaccio e rocce e hanno una superficie piuttosto tormentata. Un’analisi minuziosa delle foto ha rivelato fenomeni di criovulcanismo, che potrebbero essere dovuti alla fuoriuscita di acqua liquida da riserve sotterranee.
Il gruppo di lavoro, per determinare la presenza di questi oceani, si è basato sul campo magnetico di Urano e sulla sua influenza sulle lune. Il campo magnetico di un pianeta, infatti, esercita un’attrazione sui corpi celesti che gli ruotano intorno e da questa attrazione si genera un flusso elettrico che può dare luogo ad un suo campo magnetico, definito ‘indotto’. Secondo le teorie correnti, il campo indotto sarebbe originato dalla presenza di qualche fluido in grado di condurre l’elettricità, come l’acqua di un bacino subsuperficiale. Questa metodologia di ricerca ha permesso, nel 1998, di confermare la presenza dell’oceano di Europa e di quello di Callisto, un’altra luna di Giove.
I modelli teorici utilizzati per determinare i possibili campi magnetici indotti sulle 5 maggiori lune di Urano hanno evidenziato che essi sono presenti su tutte e che quello di Miranda è il più forte (misura, infatti, 300 nanotesla). Questo dato non conferma automaticamente la presenza di bacini sotterranei, ma rientra nei parametri che possono essere valutati dagli strumenti delle sonde. Se future missioni dovessero individuare effettivamente queste riserve d’acqua, esse probabilmente si troverebbero molto in profondità rispetto alla superficie, sepolte sotto strati di ghiaccio molto spessi: le lune di Urano, infatti, sono molto più fredde rispetto ad Europa ed Encelado.
Negli attuali piani della Nasa non vi sono missioni di esplorazione di Urano; l’unica che potrebbe sorvolare il settimo pianeta del Sistema Solare è Trident, missione dedicata a Tritone (una luna di Nettuno), la cui effettuazione o meno sarà decisa il prossimo anno. In ogni caso, secondo gli studiosi, l’esplorazione di quest’area remota del Sistema Solare non è destinata ad avere tempi brevi: un’eventuale missione avente come target queste lune e i loro potenziali oceani potrebbe essere lanciata solamente tra una ventina d’anni.
In alto: Urano e le sue 5 lune maggiori in un’immagine composita, realizzata con le foto scattate da Voyager 2 (Crediti: Nasa/Jpl).