Quanta luce proveniente dai lampioni delle nostre città viene rilevata dai satelliti? Un team di scienziati ha risposto a questa domanda e lo studio è stato pubblicato sulla rivista Lighting Research & Technology. La ricerca prende in considerazione l’impatto della tecnologia smart city della città di Tucson in Arizona, che consente l’abbassamento delle luci dei lampioni a seconda delle necessità. Nel corso delle studio il team ha modificato l’intensità delle luci stradali, analizzando le variazioni dei livelli di inquinamento luminoso della città dallo spazio.
L’esperimento è stato effettuato per dieci giorni nei mesi di marzo e aprile 2019 nel corso dei quali i tecnici della città hanno modificato le impostazioni di luminosità di circa 14 mila dei 19500 lampioni presenti a Tucson. Solitamente la maggior parte di queste luci – quando vengono accese – raggiunge il 90 percento della massima illuminazione possibile per poi oscurarsi fino al 60 percento, intorno a mezzanotte. Durante l’esperimento invece le luci sono state abbassate fino al 30 percento in alcune notti, mentre in altre hanno funzionato al massimo.
Le variazioni sono state osservate dal satellite americano Suomi National Polar-Orbiting Partnership (Npp), che realizza mappe globali di luce notturna. Il satellite ha scattato immagini senza nuvole di Tucson per quattro notti durante il test e per altre due con illuminazione regolare, dopo l’esperimento. Confrontando la luminosità della città durante le sei nottate i ricercatori hanno scoperto che, in una notte normale, solo il 20 percento della luce nelle immagini satellitari di Tucson proviene dai lampioni.
In un secondo esperimento, condotto contemporaneamente, gli scienziati hanno misurato la luminosità del cielo sopra Tucson dal suolo. Successivamente hanno esaminato l’influenza della variazione di potenza dei lampioni sulla luminosità del cielo dimostrando che, come per le emissioni luminose viste dallo spazio, la maggior parte della luce presente sopra Tucson è prodotta anche da altre fonti.
«Messi insieme questi due studi mostrano che in una città con lampioni ben progettati la maggior parte dell’inquinamento luminoso proviene da altre fonti – spiega John Barentine dell’International Dark-Sky Association – come le vetrine illuminate, le insegne dei negozi e gli impianti sportivi. I governi nazionali e locali quindi dovrebbero pensare a come ridurre questo tipo di inquinamento evitando di concentrarsi solo sull’illuminazione stradale».
Secondo i ricercatori la differenza di luminosità dei lampioni è appena percettibile dalle persone. Inoltre non ci sono prove concrete che la riduzione dei livelli di illuminazione durante l’esperimento abbia avuto effetti negativi sulla sicurezza pubblica. Il team è soddisfatto di questi primi risultati e ha intenzione di ripetere l’esperimento in altre città. «Potremmo abbassare le luci del 45 percento nei giorni pari e al 55 percento in quelli dispari – suggerisce Christopher Kyba, autore dello studio – i cittadini non noterebbero alcuna differenza ma in questo modo potremmo misurare come cambia nel tempo il contributo dei diversi tipi di luce».
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