È una delle regioni più ricche di stelle e si trova a circa 25mila anni luce di distanza dalla Terra, in direzione della costellazione del Sagittario: è il centro della Via Lattea, salito agli onori della cronaca per la scoperta di un insieme di astri che ancora non era stato identificato. La nuova ‘famiglia’ ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica ed è protagonista di due studi appena pubblicati su The Astrophysical Journal Letters (articoli: “Revealing the Formation of the Milky Way Nuclear Star Cluster via Chemo-dynamical Modeling” e “On the origin of a rotating metal-poor stellar population in the Milky Way Nuclear Cluster”). Le ricerche, mirate ad indagare le origini di questa popolazione stellare, sono state svolte da due team internazionali di astronomi coordinati, rispettivamente, dall’Università della California-Los Angeles e dall’Università di Heidelberg.
Gli studiosi hanno utilizzato i dati di campagne di osservazione condotte con il telescopio Vlt e simulazioni informatiche. Nello specifico, per il secondo paper sono stati impiegati anche i dati della seconda release (Dr2) di Gaia, missione Esa ideata per realizzare la più ampia mappa tridimensionale della Via Lattea, che vanta un significativo contributo italiano; il nostro Paese, tramite l’Asi e l’Inaf, partecipa al Dpac (Data Processing and Analysis Consortium) che opera sull’enorme mole dei dati di Gaia.
Il centro della Via Lattea, oltre ad ospitare un massiccio buco nero, presenta una dei più densi agglomerati di stelle dell’Universo attualmente conosciuto, definito ‘ammasso stellare nucleare’ (Nsc – Nuclear Star Cluster). Quest’area – unica nel suo genere – è stata osservata a fondo con il Vlt, con particolare riguardo a circa 700 stelle di cui sono stati esaminati luminosità, colore, movimento e soprattutto la composizione chimica. Quest’ultimo parametro, infatti, è fondamentale per attribuire un’età agli astri: stelle che presentano in abbondanza elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio (metallicità) sono ritenute relativamente giovani, mentre quelle che hanno una metallicità bassa sono più antiche, formatesi quando nel cosmo gli elementi pesanti erano ancora scarsamente presenti.
Il nuovo gruppo di stelle è contraddistinto da caratteristiche diverse rispetto alla maggior parte di quelle residenti nel centro della Via Lattea, che hanno elevati livelli di metallicità: le ‘intruse’ hanno una significativa scarsità di elementi pesanti, si spostano più velocemente e la direzione del loro movimento sembra leggermente inclinata rispetto al piano galattico. Gli studiosi ritengono che le stelle di questa popolazione abbiano avuto un’origine comune, dato che le loro proprietà sono simili e giunti a questo punto si sono chiesti quale fosse la loro provenienza. Sono state formulate due ipotesi, analizzate tramite le simulazioni informatiche: per la prima, la nuova famiglia sarebbe comunque originaria della Via Lattea, ma proveniente da aree remote; la seconda, invece, prospetta una nascita al di fuori della nostra galassia.
I risultati delle simulazioni, basate soprattutto sul confronto tra le proprietà delle varie generazioni di stelle, suggeriscono che il gruppo appena scoperto potrebbe derivare dalla collisione di alcuni antichi ammassi globulari della Via Lattea. Queste entità, rallentando la rotazione per il fenomeno dell’attrito dinamico, si sarebbero successivamente spostate verso la zona centrale della galassia; quindi, la seconda ipotesi non appare molto probabile. La nuova famiglia di stelle dovrebbe essere giunta nel cuore della Via Lattea in un periodo compreso tra 3 e 5 miliardi di anni fa.