I crateri che modellano le lune di Saturno potrebbero essere stati prodotti da oggetti in orbita intorno al gigante gassoso stesso – probabilmente da lune troppo piccole da individuare con la tecnologia attuale – e non da corpi in orbita intorno al Sole. Lo afferma uno studio del Planetary Science Institute realizzato grazie ai dati della sonda Cassini sviluppata dalla Nasa con il contributo dell’Esa e dell’Asi. La maggior parte degli studi che datano le superfici sulla Luna o su Marte si basano sul conteggio del numero di crateri da impatto e sul tasso dei formazione degli stessi, dati finora sconosciuti per le lune di Saturno.
Se gli impatti provenissero esclusivamente da oggetti in orbita attorno al Sole, il tasso di formazione dei crateri sarebbe molto più alto nelle lune più vicine a Saturno. Tuttavia, le densità deI crateri delle superfici più antiche di Mimas, Teti, Dione, Rea e Iapeto sono tutte relativamente simili. Di conseguenza, sembra molto più probabile che gli oggetti che hanno impattato sulle loro superfici provengano da corpi in orbita attorno a Saturno stesso.
La nuova datazione dei crateri potrebbe mettere in dubbio le conclusioni di studi precedenti secondo i quali le lune di Saturno avrebbero almeno 4 miliardi di anni. Titano ad esempio sarebbe in realtà più giovane, un dato coerente con le osservazioni di Cassini che ha immortalato laghi, fiumi e dune sulla sua superficie. C’è ancora molto da scoprire su sistema delle lune di Saturno e studi di questo tipo permetteranno di datare in modo sempre più accurato l’età dei satelliti e prepareranno la strada alle sonde che verranno inviate in futuro in orbita intorno al gigante gassoso.