La misurazione precisa della costante di Hubble, che descrive il tasso di espansione dell’Universo, è una sfida che divide gli astronomi da oltre 50 anni. I calcoli tratti dalle osservazioni della Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (Wmap) della Nasa ritengono che l’età dell’universo sia di 13,77 miliardi di anni, che al il momento rappresenta il modello cosmologico standard.
Un nuovo studio, capitanato dall’Università dell’Oregon, ha affinato ulteriormente il calcolo della costante di Hubble stimando l’età dell’Universo a 12,6 miliardi di anni.
Il nuovo approccio ha ricalibrato uno strumento di misurazione della distanza noto come relazione barionica di Tully-Fisher, una relazione empirica tra la massa barionica di una galassia a spirale e la velocità di rotazione del disco della galassia, attraverso i calcoli delle distanze di 50 galassie note.
Le nuove misurazioni evidenziano una discrepanza tra i valori della costante di Hubble misurati in precedenza e e il valore previsto dal modello quando applicato alle misurazioni del Cosmic Microwave Background (Cmb) effettuate dal satellite Planck.
Le tecniche di misurazione tradizionalmente utilizzate negli ultimi 50 anni hanno stimato che il tasso di espansione dell’Universo sarebbe poco meno di 70 chilometri al secondo per megaparsec. Le misurazioni del Cmb calcolano un tasso di 67 chilometri al secondo per megaparsec. Il nuovo studio ha determinato, invece, un tasso di espansione di 75,1 chilometri al secondo per megaparsec affermando inoltre che, con il nuovo metodo, tutti i valori della costante di Hubble inferiori a 70 possono essere esclusi con un livello di certezza del 95%.
La ricerca, afferma l’autore principale James Schombert, basata in parte sulle osservazioni condotte dallo Spitzer Space Telescope fa luce su una nuova tecnica che consente di affinare i calcoli e stimare il tasso di espansione dell’Universo.
I risultati dello studio sono stati pubblicato su The Astronomical Journal.