CLIMA MARZIANO/Uno studio, appena pubblicato su Nature Communications, mette in relazione le particelle fini che ricoprono gran parte del ‘volto’ del pianeta con una formazione geologica vicina al suo equatore
Valeria Guarnieri25 luglio 2018
È stata osservata per la prima volta nel 1960, ha origini vulcaniche e, in quanto a dimensioni, è pari ad un quinto degli Stati Uniti: sono i tratti salienti di Medusae Fossae, una formazione geologica situata nei pressi dell’equatore del Pianeta Rosso e ritenuta, secondo un recente studio, la principale sorgente delle polveri che ne rivestono la superficie. La ricerca, coordinata dal Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie della Johns Hopkins University di Baltimora, è stata illustrata nell’articolo “The Medusae Fossae Formation as the single largest source of dust on Mars”, pubblicato da poco su Nature Communications.
Gli studiosi hanno individuato una corrispondenza di composizione chimica tra le polveri e la formazione delle Medusae Fossae (Mff), che si comporta come un enorme deposito sottoposto ad un costante processo di erosione nel tempo, da cui appunto si sprigionano queste particelle, molto più fini rispetto a quelle derivanti dai crateri da impatto. L’analisi si è fondata sia sui dati raccolti dai rover attivi sul campo, sia su quelli ottenuti dalle osservazioni della sonda Mars Odyssey della Nasa, in orbita intorno al Pianeta Rosso dal 24 ottobre 2001. La composizione chimica delle polveri presenta zolfo e cloro in particolari proporzioni come quella della Mff, analizzata specificamente da Mars Odyssey.
Una precedente ricerca, sempre condotta dalla Johns Hopkins University, aveva messo in luce le origini vulcaniche di questa struttura geologica, classificata come il più ampio deposito vulcanico sinora conosciuto nel Sistema Solare. I processi erosivihanno inciso notevolmente sulla Mff negli ultimi 3 miliardi di anni e, calcolando il tasso di erosione, gli scienziati hanno potuto tentare una stima dell’attuale quantità di polvere su Marte, sufficiente a formare uno strato spesso da 2 a 12 metri. Le polveri e il loro andamento possono influenzare notevolmente il clima di Marte: assorbono le radiazioni solari, fenomeno da cui derivano temperature più basse sulla superficie e più alte nell’atmosfera. Il contrasto tra differenti condizioni termiche può dare luogo a venti molto intensi che portano ad un’ulteriore diffusione di particelle fini sul volto del pianeta. I ricercatori ritengono di grande importanza lo studio delle polveri e del loro andamento non solo per la loro azione sul clima di Marte, ma anche per gestire al meglio le missioni dei rover, dato che le particelle possono creare problemi concreti ai loro strumenti.