Nel vasto entourage del ‘gigante ad anelli’ del Sistema Solare, è il sesto satellite naturale in ordine di grandezza e sotto il suo aspetto glaciale si cela una notevole complessità: si tratta di Encelado, luna di Saturno scoperta da William Herschel nel 1789, che torna alla ribalta per uno studio relativo alla chimica del suo interno. L’indagine, condotta da due ricercatori del Southwest Research Institute (Swri), ha prodotto un nuovo modello geochimico del corpo celeste ed è stata pubblicata su Geophysical Research Letters, rivista dell’American Geophysical Union (articolo: “The carbonate geochemistry of Enceladus’ ocean”). Il modello in questione si basa sui dati raccolti dallo spettrometro di massa di Cassini, la missione Nasa-Esa-Asi terminata il 15 settembre 2017 con un tuffo finale nell’atmosfera di Saturno, quando la sonda ha sorvolato Encelado il 28 ottobre 2015.
I risultati dell’esperimento evidenziano che l’anidride carbonica all’interno del satellite naturale potrebbe essere tenuta sotto controllo dalle reazioni chimiche che avvengono sul fondale del suo oceano: l’analisi dei pennacchi di gas – emessi dalle fenditure della superficie della luna – suggerisce che il suo interno sia più complesso di quanto ritenuto in precedenza. Dalla composizione chimica dei pennacchi si possono evincere dati utili per tracciare l’identikit dell’oceano e comprendere se esso possa offrire ambienti accoglienti per eventuali forme di vita.
Il team dell’istituto Swri ha sviluppato una nuova tecnica di analisi dei pennacchi per misurare la concertazione di anidride carbonica nell’oceano; l’abbondanza di questo ossido si può spiegare con le reazioni geochimiche che intercorrono tra il nucleo roccioso di Encelado e l’acqua del suo oceano sub-superficiale. I ricercatori, integrando questo dato con la precedente scoperta di silice e idrogeno molecolare (H2), hanno dedotto che il ‘cuore’ della luna è piuttosto multiforme dal punto di vista chimico. In base a due differenti set di dati, gli esperti hanno notato che i livelli di anidride carbonica sono simili a quelli che ci si potrebbe attendere dalla dissoluzione e dalla formazione di alcuni composti a base di carbonio e silicio, avvenute sul fondale oceanico.
La probabile presenza di camini idrotermali all’interno di Encelado contribuisce alla sua complessità e le dinamiche che si creano tra il nucleo e l’acqua potrebbero creare fonti di energia in grado di sostenere eventuali forme di vita: sulla Terra, ad esempio, i camini idrotermali degli oceani emettono fluidi caldi e ricchi di energia e minerali, che sono all’origine di particolari ecosistemi brulicanti di creature marine. Finora non si ha nessuna evidenza di forme di vita microbica nell’acqua di questa luna di Saturno, ma la varietà del quadro chimico emersa dello studio suggerisce che potrebbero esistere condizioni di abitabilità sotto la crosta ghiacciata.
Crediti foto: Nasa/Jpl-Caltech