Sempre al centro dell’attenzione per le sue caratteristiche geologiche, che potrebbero avergli permesso di ospitare qualche forma di vita in un remoto passato, Marte è protagonista di un nuovo studio che si centra sulla sua acqua; anche il prezioso elemento è salito spesso agli onori della cronaca per l’influsso che potrebbe aver esercitato sul clima del pianeta.

Il saggio, pubblicato su Nature Communications (articolo: “Semiarid climate and hyposaline lake on early Mars inferred from reconstructed water chemistry at Gale”), è stato coordinato dall’Università di Kanazawa (Giappone) e ha visto la partecipazione di altre istituzioni di ricerca nipponiche e dell’Università di Harvard.

Gli studiosi hanno concentrato la loro attenzione sulla composizione chimica dell’acqua di Marte, che anticamente doveva raccogliersi in bacini e fiumi; la superficie del pianeta presenta ancora le tracce dell’azione modellante del liquido, osservate ripetutamente nel corso degli anni dalle sonde e, in situ, dai rover.

In particolare, il team ha utilizzato i dati raccolti da Curiosity della Nasa nel cratere Gale, il luogo dove il rover è approdato su Marte il 6 agosto 2012, dopo un viaggio di oltre 8 mesi. L’area, formatasi tra il tardo Noachiano e gli albori dell’Esperiano (due ere geologiche di Marte) era sede di un antico lago di cui resta il ricordo nei depositi: i loro dati chimici e mineralogici sono stati la base per ricostruire l’identikit dell’acqua. Gli scienziati hanno tenuto presente i parametri utilizzati correntemente per analizzare la composizione delle acque naturali: la salinità, il pH (il livello di acidità) e l’ossidoriduzione (una reazione chimica in cui cambia il numero di ossidazione degli atomi).

Nel caso dei sedimenti presenti nel cratere Gale, le proprietà dell’acqua – un tempo fluita nel materiale poroso – suggeriscono che essa doveva avere un livello di acidità con valori simili a quelli degli oceani terrestri; questo farebbe pensare che un tempo i bacini marziani potessero effettivamente essere luoghi accoglienti per forme di vita microbica.

 

Il metodo utilizzato per analizzare la composizione chimica dell’acqua di Marte e basato sulle reazioni della smectite, un minerale argilloso (Crediti: Nature Communications)