Nell’Universo vi sono sorgenti altamente energetiche associate a buchi neri supermassicci situati al centro di galassie ospitanti, note come blazar, che generano in modo molto intenso un potente flusso di raggi gamma. Durante il loro ‘viaggio’ i fotoni di questo flusso vengono convertiti in elettroni e poi nuovamente in fotoni, ma solo parte di essi raggiunge la Terra.

Un nuovo studio, condotto da un team internazionale di ricerca, ha provato ad indagare il perché parte dei fotoni emessi da queste galassie non raggiunge la Terra.

Le spiegazioni potrebbero essere due: la prima si basa sulla considerazione che un fotone, dopo essere stato convertito in elettrone può essere assorbito da un campo magnetico, discostandosi così dal suo ‘percorso’, non raggiungendo mai la Terra.

La seconda versione spiega che il comportamento delle particelle che ‘fluttuano’ nello spazio non dipende dalla loro interazione con un campo elettromagnetico, ma dal contatto con l’idrogeno ‘riversato’ nello spazio intergalattico.

«Molte persone credono che lo spazio sia completamente vuoto e che non ci sia nulla tra le galassie. In realtà, c’è molto idrogeno in uno stato di plasma, cioè, in altre parole, idrogeno fortemente riscaldato», spiega lo Andrey Savelyev, primo autore dello studio. «E il nostro studio parla di come le particelle interagiscono con questo plasma. Esiste uno speciale software in grado di calcolare i modelli di comportamento delle particelle nello spazio intergalattico. Ciò che abbiamo fatto è stato perfezionare questo programma, includendo diverse possibili opzioni relative ad eventi di interazione con il plasma».

Sfortunatamente, non è ancora possibile verificare i calcoli effettuati da questo studio, poiché gli scienziati non sono ancora in grado di ricreare le condizioni più estreme dello spazio sulla Terra. I risultati della ricerca, seppur teorici, potrebbero comunque essere applicati in esperimenti pratici in futuro.

Lo studio è stato pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.