Sono ricoperti da una coltre gelata e il loro aspetto invernale gli ha fatto guadagnare la fama di mondi inospitali, anche perché nell’immaginario comune i pianeti abitabili vengono pensati con lo stesso look della Terra: sono i pianeti ‘palla di neve’ (snowball planets), che, secondo un nuovo studio, potrebbero invece presentare un quadro climatico favorevole allo sviluppo della vita in alcune aree. La ricerca è stata condotta da un gruppo di astrofisici dell’Università di Toronto ed è stata pubblicata su Journal of Geophysical Research-Planets, rivista dell’American Geophysical Union (articolo: “Habitable Snowballs: Temperate Land Conditions, Liquid Water, and Implications for Co2 Weathering”). Gli snowball planets, che sono di tipo roccioso e quindi simili alla Terra anche se ghiacciati, potrebbero avere condizioni vivibili nelle zone vicino al loro equatore; per arrivare a queste conclusioni i ricercatori si sono serviti di modelli informatici e hanno tenuto presente la teoria della Terra ‘palla di neve’ (snowball Earth).
Secondo questa teoria, il nostro pianeta avrebbe vissuto delle fasi in cui il drastico abbassamento delle temperature sarebbe stato responsabile della formazione, sulla crosta terrestre, di una coltre di ghiaccio; le fasi potrebbero essere state addirittura tre e comunque questi bruschi cambiamenti non avrebbero intaccato più di tanto le forme di vita, che erano preesistenti e diffuse negli oceani. La Terra, quindi, sarebbe rimasta abitabile anche in questi periodi di profondo inverno, ma non è noto se, oltre agli oceani, fossero vivibili anche alcune aree di superficie. Partendo d questi presupposti, gli scienziati si sono concentrati a verificare – tramite simulazioni – la possibilità dell’esistenza di esopianeti snowball con zone dalle temperature compatibili con la vita. Con il software PlaSim il gruppo di lavoro ha simulato diverse condizioni climatiche su questi corpi celesti, variando parametri come la temperatura, la pressione, la radiazione stellare e la configurazione delle terre emerse. Una delle variabili maggiormente tenuta in considerazione è stata quella relativa al biossido di carbonio, sostanza che gioca un ruolo molto importante a livello climatico perché intrappola il calore.
Questi pianeti rocciosi sarebbero diventati palle di neve quando il livello di biossido di carbonio nella loro atmosfera si è abbassato troppo, a causa dell’azione congiunta di pioggia ed erosione. L’acqua, infatti, assorbe il biossido e lo trasforma in acido carbonico, che al suolo reagisce con le rocce durante i processi erosivi; questa interazione spezza l’acido, che si lega con i minerali, successivamente trasportati verso gli oceani. Il nuovo studio, inoltre, mostra che – contrariamente a quanto ritenuto in precedenza – alcuni esopianeti di questa categoria continuano a perdere il biossido di carbonio anche dopo essersi ghiacciati: questo significa che gli snowball dovrebbero avere alcune aree libere dal ghiaccio e occasionali piogge, la cui acqua continua a rimuovere il biossido dall’atmosfera. In base alle simulazioni, quindi, alcuni di questi esopianeti avrebbero terre emerse sufficientemente calde per avere acqua liquida e ospitare forme di vita; la temperatura di queste aree, al centro dei continenti, dovrebbe raggiungere più di 10°C. La ricerca, quindi, suggerisce che alcuni pianeti rocciosi di tipo terrestre possono vivere fasi da palla di neve, mentre altri rimangono ghiacciati in permanenza, per alcuni meccanismi complessi che finiscono per tenere basso il livello del biossido di carbonio.