Lavoro intenso per il rover ‘targato’ Nasa, ma il suo impegno con un deposito d’argilla non gli impedisce di scattarsi un selfie e di volgere gli occhi verso l’alto per immortalare le nuvole che solcano i cieli del Pianeta Rosso. Nell’autoritratto scattato lo scorso 12 maggio (il 2405° giorno marziano della missione), Curiosity mostra orgoglioso il suo lavoro ‘minerario’: sono evidenti, infatti, gli ‘assaggi’ di campioni effettuati dal rover sulle aree chiamate ‘Aberlady’ e ‘Kilmarie’, situate ai piedi del Monte Sharp, lungo un fianco del rilievo. Gli esemplari rocciosi presentano la più alta concentrazione di minerali di argilla mai riscontrata in altri materiali raccolti precedentemente da Curiosity e confermano le previsioni del team della missione su questa zona, che è stata definita ‘clay-bearing unit’.
L’abbondanza di argilla nell’area era stata evidenziata da varie sonde in orbita intorno a Marte, ancor prima dell’arrivo del rover, che ‘abita’ sul pianeta dal 6 agosto 2012. L’analisi dei campioni rocciosi è stata effettuata da CheMin (Chemistry and Mineralogy), lo strumento di Curiosity dedicato alla mineralogia: oltre all’argilla, è stata trovata una piccola quantità di ematite, un minerale del ferro (ossido), che è presente in abbondanza nell’area della cresta Vera Rubin, un po’ più a nord. I campioni argillosi, quindi, provano che nella zona doveva esserci una quantità d’acqua piuttosto significativa; gli studiosi ritengono che le rocce si siano formate come strati di fango in antichi laghi, scenario che risulta compatibile con la parte bassa del Monte Sharp. Nel corso del tempo, l’acqua dovrebbe aver interagito con questi sedimenti, lasciandosi dietro un cospicuo ammontare di argilla.
Mentre era preso in queste attività di scavo ed analisi, Curiosity ha puntato il suo sguardo elettronico al cielo marziano e ha ripreso il passaggio delle nubi. Gli scatti sono stati effettuati dalle fotocamere NavCams (Navigation Cameras) il 7 e il 12 maggio, quando le nuvole si trovavano a circa 31 chilometri al di sopra dalla superficie di Marte. Il team della missione sta cercando di coordinare queste osservazioni delle nubi con quelle effettuate di recente dal lander InSight, che è situato a 600 chilometri di distanza da Curiosity; le immagini delle stesse nuvole, scattate da due diversi punti di vista, possono essere d’aiuto per tracciarne un identikit più preciso, specie per quanto riguarda l’altezza.