Lo scorso 12 ottobre, alle 7:42 italiane, l’asteroide 2012 TC4 ha raggiunto la distanza minima distanza dalla Terra: ha ‘sfiorato’ il nostro pianeta passando in corrispondenza dell’Antartide a meno di 44mila chilometri, circa un decimo della distanza tra la Terra e la Luna. Osservato per la prima volta nel 2012, l’asteroide ha un diametro di circa 15 metri e si è avvicinato con una velocità di circa 30mila chilometri all’ora.

Negli ultimi due mesi gli astronomi lo hanno seguito passo passo, tanto che le informazioni sulla sua posizione e la sua orbita hanno raggiunto un dettaglio senza precedenti. I calcoli hanno mostrato con certezza come il passaggio di 2012 TC4 non costituisse alcun pericolo, né per noi né per i nostri satelliti. La vera particolarità è stata però la gestione di questi accurati conti: il ‘caso TC4’ ha infatti costituito il primo esercizio internazionale di difesa planetaria realizzato con un vero asteroide. Un team di ricerca guidato dall’Ufficio di Difesa Planetaria della Nasa ha messo in piedi una complessa campagna di osservazione tagliata su misura su TC4, con l’obiettivo di tracciarne il cammino e prevedere i potenziali rischi in caso di maggiore avvicinamento alla Terra di un oggetto Neo (Near-Earth Object). È stato infine verificato il funzionamento della rete internazionale di controllo degli asteroidi (International Asteroid Warning Network), dedicato appunto al monitoraggio di questi oggetti celesti potenzialmente pericolosi.

A meno di un mese dalla prova generale, la Nasa ha reso noti i risultati preliminari di questo test: le osservazioni effettuate con i telescopi ottici e radar durante il passaggio di 2012 TC4 hanno permesso l’elaborazione di nuovi calcoli, che escludono anche in futuro qualunque impatto dell’asteroide col nostro pianeta. Allo stesso tempo, gli scienziati affermano che ogni fase di monitoraggio è andata come previsto: la prima esercitazione globale anti-asteroide è quindi andata a buon fine. “La campagna – commenta Detlef Koschny dell’Esa – è stato un eccellente test per simulare un reale caso di minaccia. Ho capito che in molti casi siamo già ben preparati: la comunicazione e la reattività della comunità scientifica è stata fantastica.”