Dopo aver viaggiato nello spazio per oltre due anni percorrendo 2,2 milioni di chilometri, Osiris Rex (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) è finalmente giunta alla sua destinazione, l’asteroide Bennu. Ora, il primo compito della sonda, sarà quello di effettuare una serie di misurazioni per rivelare la massa di Bennu, un asteroide carbonaceo di tipo b che non ha subito molti cambiamenti geologici nel corso del tempo. Una volta calcolata la massa di Bennu, Osiris Rex orbiterà intorno all’asteroide per quasi un anno per mapparne le proprietà chimiche e mineralogiche e per scegliere due siti idonei per il prelievo di un campione di regolite carbonacea per riscostruirne la storia e la distribuzione.
La sonda infatti, non atterrerà su Bennu ma si servirà del braccio robotico Tagsam – già testato lo scorso 14 novembre – per prelevare un campione. Tagsam è lungo 3,3 metri ed è dotato di tre giunzioni articolate e di una testa per recuperare il materiale in superficie. «La regolite che Osiris Rex raccoglierà è parte dello strato superiore dell’asteroide – commenta Andrew French membro del team – non ci aiuterà a capire molto sulla composizione degli strati inferiori, ma ci darà informazioni sulla composizione di Bennu e sulla sua evoluzione». Gli scienziati contano di poter effettuare la raccolta del campione nell’estate del 2020: una volta portato a termine questo compito, Osiris Rex si dirigerà di nuovo verso la Terra – precisamente nel deserto dello Utah negli Stati Uniti – dove rilascerà la capsula contenente il carico di regolite nel 2023.
Osiris Rex è stata lanciata il 9 settembre 2016 dalla base Nasa di Cape Canaveral . La sonda fa parte del programma New Frontiers, dedicato allo studio degli asteroidi. L’obiettivo del programma è acquisire informazioni sugli albori del Sistema Solare dato che gli asteroidi sono considerati residui del processo che ha condotto alla formazione dei pianeti.
L’Italia ha un importante ruolo nel progetto tramite l’Istituto nazionale di astrofisica: tra i ricercatori del team figurano infatti numerosi italiani, tra cui Maurizio Pajola dell’Osservatorio di Padova, Elisabetta Dotto dell’Osservatorio di Roma e John Robert Brucato dell’Osservatorio di Arcetri.